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Dramma composto tra il 1610 ed il 1611 e pubblicato per la prima volta nell'in-folio del 1623, Non mi soffermo sulla trama perché non voglio dare anticipazioni. Non voglio nemmeno parlare delle varie "letture" che è possibile dare all'opera: questa edizione le descrive un po' tutte in modo egregio nell'introduzione che consiglio di leggere solo alla fine, dopo aver letto l'intero dramma. Preferisco fare una mia riflessione su questo lavoro affascinante che qualcuno ha anche definito come quello che Shakespeare ha dedicato alla grande "forza del perdono" ed all'espiazione delle colpe (metaforicamente rappresentata dal girovagare dei naufraghi sull'isola labirintica in cui è collocata l'opera). E ciò non a caso: si tratta infatti dell'addio al teatro da parte di Shakespeare in quanto sarebbe l'ultima opera interamente a lui attribuibile. In realtà, le tematiche in essa presenti sono innumerevoli - il tema dei "libri" di Prospero, la rinuncia finale ad essi e alla stessa magia, da soli meriterebbero un'intero approfondimento, ma non è questa la sede - e quello che ancora una volta stupisce è la profonda conoscenza dell'animo umano da parte dell'autore, caratteristica riscontrabile a tali altezze solo nei classici greci e latini. Non è un caso, infatti, che qui Shakespeare attinga a piene mani dal prezioso deposito che ci hanno lasciato autori come Virgilio ed Ovidio: davvero tanti sono proprio i riferimenti ad opere immortali quali l'Eneide e le Metamorfosi. Ma non solo. Shakespeare cita continuamente passi biblici e maneggia un sapere non comune - penso per esempio ai suoi riferimenti all'Alchimia - dimostrando una cultura davvero sconfinata. Io ho letto la quarta edizione BUR-Rizzoli (giugno 2019) che è eccellente: preziosissime le note e l'introduzione di Rocco Coronato e brillante la traduzione di Gabriele Baldini. Unico difetto è l'assenza della numerazione in versi che complica un po' il loro reperimento durante la lettura.
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