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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2008
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La prima volta che l'ho letto non mi era piaciuto più di tanto, l"avevo trovato un po' noioso...però potrei dargli una seconda possibilità rileggendolo.
Ho pensato in più di un'occasione di interromperne la lettura del romanzo per lo stile, a mio avviso, poco fluido sia per le continue similitudini che tolgono snellezza al testo, sia perché fin troppo denso di spunti di riflessione. Avrei commesso un terribile errore poiché si è rivelato un CAPOLAVORO. Che è una storia impegnativa, lo si percepisce subito; la capacità dello scrittore di scandagliare il sentire umano di fronte alle comuni avversità della vita (la morte lenta e inesorabile di un caro, il rapporto esclusivo con un genitore, il senso di devastazione dopo la perdita di un grande amore) è a dir poco stupefacente. Dopo le prime settanta pagine il romanzo accelera un po' il ritmo, grazie all'entrata in scena di numerosi personaggi e al susseguirsi di svariate vicende cui fa da sfondo il secondo conflitto mondiale. Non si tratta però del classico racconto di guerra con soldati al fronte e scene truci durante lo scontro tra truppe nemiche; di scene drammatiche ce ne sono, ma riguardano anche aspetti inquietanti di solito non trattati, come ad esempio l'epurazione da parte dei francesi a danno dei collaborazionisti del regime hitleriano, le torture della Gestapo contro i soldati della resistenza, il coraggio dei partigiani costretti a vivere nell'ombra una vita senza affetti duraturi . Davvero magistrali le descrizioni dell'umanità abbrutita fisicamente e moralmente dalla miseria e dalla disperazione; assassini, prostitute, derelitti popolano i fetidi sobborghi spagnoli. Angosciante l'analisi dei danni psicologici riportati da Jules a causa delle torture subite dalla Gestapo. Un viaggio spietato all'interno dei vicoli oscuri di una mente sempre più offuscata dalla paranoia, sempre più lontana da una realtà inaccettabile che andrà a ricomporsi pezzo per pezzo con una sofisticata tecnica narrativa. Questo libro meraviglioso parla di vero amore e di odio cieco, di rinuncia alla vita e di rinascita, di rimorso e di incapacità di perdono. Imperdibile!
Un libro splendido che, come ho scritto all'autore, inserisco tra i miei preferiti. Il romanzo è lungo ma lo scrittore è capace di riannodare tutti i fili, senza mai lasciare situazioni dimenticate o poco chiare. Ricostruzione storica accuratissima. È raro trovare un libro di questo livello!
Recensioni
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Juan Manuel de Prada (Baracaldo 1970), con questo suo romanzo fiume, si getta a capofitto nel difficile compito di ricostruire la complessissima epoca della resistenza francese, durante la seconda guerra mondiale, attraverso le ricerche di un personaggio provato dalla vita, costretto a sondare le luci e le ombre di un padre afferrato all'ultimo istante, un ex combattente in bilico fra eroismo e ingenuità.
La molla che fa scattare il meccanismo della memoria è tragica: dopo la morte in un incidente d'auto della giovane moglie Nuria e l'agonia dell'amatissima madre Lucía, divorata da un cancro, per Julio, un impacciato professore universitario cinquantenne, sembra essere giunto il momento di sprofondare in un limbo di dolore, anticamera di una rassegnata e sconfortata indifferenza nei confronti del mondo. A sconvolgere però lo stato di torpore che attanaglia Julio giunge, inaspettata, la confessione di Antonio, il quale, durante la veglia funebre della moglie, gli rivela a bruciapelo di non essere il suo vero padre: Lucía, quando si era sposata con lui, era già incinta. La vertigine provocata dal non conoscere le proprie origini e la rabbia di essere stato abbandonato spingono il protagonista a uscire dallo stato vegetativo in cui si era rinchiuso e a mettersi sulle tracce del genitore. Sfruttando al meglio i pochi indizi a sua disposizione, andrà tessendo l'intricatissima trama della vita di Jules Tillon, il grande amore di sua madre Lucía, l'unico uomo che lei abbia mai amato.
Grazie alle lunghissime chiacchierate con l'anziano padre Lucas (un sacerdote che nella desolata Madrid franchista degli anni cinquanta aveva aiutato Lucía e Jules) e con l'ambizioso psichiatra Portabella (un medico che aveva avuto in cura il giovane Tillon nel manicomio barcellonese di Santa Coloma), emergono i contorni sfuggenti della figura di Jules Tillon, un partigiano francese vittima di un'amnesia che ha cancellato dalla sua mente gli anni del conflitto mondiale, un eroe che non può sentirsi tale perché non ricorda nulla, ma che ama con tutto se stesso una giovane prestigiatrice di nome Lucía, una ragazza stupenda ed estroversa che gli ha salvato la vita e al cui amore si aggrappa con le unghie e con i denti per non sprofondare nella paranoia, nel tormento di un passato carico di domande che si perdono nei corridoi bui e tortuosi dell'oblio. Nell'animo turbato del giovane Tillon si agitano fantasmi che impartiscono aspri ordini con voci dal metallico accento tedesco, indicibili torture in anguste camere da macello improvvisate dalla Gestapo, gli occhi verdi da mosaico bizantino di una donna misteriosa e conturbante, l'ignominia di una madre e una sorella che vengono accusate di aver collaborato con i nazisti, il dubbio di un tradimento che gli rode l'anima e non gli dà pace, il sospetto bruciante di essere stato manovrato come una marionetta da altri, il rimorso e il sollievo provocati da alcuni omicidi da lui commessi.
Le tessere del complesso rompicapo della sua esistenza si incastrano l'una accanto all'altra lentamente, pagina dopo pagina, disposte con estrema delicatezza dall'ingegnosa prosa di Juan Manuel de Prada, e al dolore del passato si aggiunge altro dolore, i sensi di colpa si moltiplicano, l'anima si lacera e l'abbandono cosciente di Lucía e del figlio che lei porta in grembo è ormai un mollare gli ormeggi verso una vecchiaia senza speranza. Prende così forma un affresco che colpisce dritto allo stomaco chi legge, un quadro dai forti contrasti caravaggeschi, rabbuiato dal rancore che non cede al perdono, dall'ignominia meschina di altolocati codardi e cinici, dalla miseria morale di vittime e carnefici, ma illuminato da un attaccamento spasmodico alla vita, da sacrifici splendidi e strazianti, da un amore timido, mormorato a mezza voce, che si fa strada tra le ceneri ancora tiepide di una storia tragica e commovente. Simone Cattaneo
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