L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
scheda di Moro, C., L'Indice 1994, n. 3
Nella critica balzachiana la ricognizione di luogo è un Leitmotiv che dagli anni venti arriva sino al recente "Balzac archéologue de Paris" (1986) di Jeannine Guichardet e oltre. Qui si misura con le competenze urbanistiche di due architetti, Lorenzo Caracciolo e Giovanna Sagona, che per la collana "La pietra vissuta" di Selleria hanno ricostruito in mosaico la Parigi della Comédie humaine, attraverso un'antologia ragionata di passi dei romanzi e con il corredo di una ricca iconografia: stralci planimetrici del Cinque-Settecento, scorci urbani in disegni d'epoca, una grande pianta della capitale nel 1841. È più facile ora il colpo d'occhio su un orizzonte - quello parigino - che Balzac restituì in immagini estreme, come vuole il concetto stesso di modernità. Mutevole e ubiquo, lo "spirito della città" si manifesta con uguale familiarità nella cupa desolazione dei vicoli e nell'opulenza sfavillante dei boulevard, aleggiando negli interni da vero 'genius loci'. Dai silenzi claustrali della Cité, che risuona ancora dei passi di Abelardo, all'infamia notturna che striscia alle spalle del vecchio Louvre, dai palazzi del Faubourg Saint-Germain e del Faubourg Saint-Honoré, dove i resti dell'aristocrazia si tramandano la scienza dell'abitare, all'eleganza insolente della Chaussée d'Antin, popolata di cortigiane, tutto convive, si intreccia equivocamente, resiste alle bonifiche. E nulla ha un solo aspetto, la miseria può mostrare il volto sordido della capacità usuraria, o assumere il contegno eccentrico dell'arte. Anche l'indugio sugli arredi sfugge in Balzac a una pura finalità descrittiva: lo coglie bene Ejzenstejn, che nella magistrale lezione di regia sull'allestimento del "Père Goriot", posta dagli autori in chiusura del volume, affida alla forma di un tavolo la rappresentazione di un clima sociale.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore