Il paese dei gelsi

Non ho tratto le impressioni, lecite ma a mio avviso poco condivisibili, di un altro lettore, anzi!! Il libro va letto pronti ad accettare una descrizione di ciò che era negli anni descritti l'anima del profondo Veneto. Io vi ho ritrovato i racconti dei miei nonni e genitori, la semplicità genuina, talvolta al limite della sprovvedutezza, delle genti di campagna, lontane dalle città e dalla rivoluzione industriale. Un libro da leggere con mente aperta, senza preconcetti, magari indotti da ideologie politiche.

Il titolo e il risvolto di copertina sono fuorvianti: chi s'attendesse, come me, di leggere un libro di ricordi sul recente passato nel Veneto, avrebbe la delusione di trovarsi immerso in un melenso, ripetitivo, noioso e mal scritto libercolo, la cui tesi è: com'erano belli i tempi dell'ultimo dopoguerra, quand'eravamo poveri, ma ci amavamo e tutto andava bene grazie alla salda fede cattolica che permeava tutta la nostra vita. E la religione permea tutte le pagine del testo, o quasi: mi sono preso la briga di fare una statistica, e le pagine in cui non si prega, o non si fanno agiografie di preti o altri sant'uomini, o non si descrivono soavi messe e pellegrinaggi, sono meno del 30%. I (pochi) comunisti sono descritti come lugubri personaggi asociali perchè non vanno alle funzioni, della Madonna Pellegrina del 48 dice "fenomeno incomparabile, fluente e delicato e per nulla fanatico".