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Anno edizione: 2018
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Colori proibiti ci parla del mondo degli omosessuali nella Tōkyō degli anni ’50. Il protagonista è Hinoki Shunsuke, uno scrittore di successo non più giovanissimo e molto brutto. La sua bruttezza fisica gli ha fatto collezionare molti rifiuti dalle donne e con il tempo gli ha fatto anche sviluppare una forte misoginia. L’incontro con Yuichi, un giovane bellissimo, narcisista, freddo e voluttuoso, gli cambierà la vita perché Shunsuke vede in lui l’arma con cui vendicarsi delle donne nonostante Yuichi confessi di essere attratto dagli uomini. È un romanzo particolarmente cupo perché tutti i personaggi sono estremamente sgradevoli ma Mishima è comunque in grado di costruire una storia che trascina la curiosità del lettore fino all’ultima pagina.
Non c'è tema caro a Mishima che in questo romanzo non sia stato compiutamente messo a nudo; giovinezza e vecchiaia, vita ed arte, erotismo e morale, i piani si susseguono in una giostra di pagine splendide dove i tormenti, le rincorse, le sfide e i confronti toccano vertigini di autentica prosa. Romanzo complesso e ricchissimo che scopre nella coscienza del lettore tante di quelle domande da atterrire ogni logica ad inseguirle, e che disegna mirabilmente un mondo, una cultura, direi un destino, che è quello di un popolo immerso nella propria storia sociale con tutte le sue fragranze e i suoi inganni. Romanzo di echi e persuasioni dal fascino favoloso, carne, gemiti, riflessione ed esperienza squadernate da una voce e una scrittura imperdibili.
Come ogni proustiano, Mishima tiene sospesi e un po' inclinati i suoi personaggi, dallo splendido giovane protagonista Yuichi a tutti, fra i colori della vita - proibiti nel caso, questa è la storia degli "uomini che amano gli uomini" nel tempo dei divieti, mezzo secolo fa -. Tinte lenticolari, rifrazioni, chiaroscuri, aliti, servono a pitturare la "giungla della sessualità" e connotando non solo il titolo, anche il tema: la realtà parallela, isolata, quella omo rifiutata dai tabù della società normalizzata in quanto etero. L'omoerotismo confessato da un grande autore (anche dostoevskiano) è la sofferenza dei suoi "simili": il disprezzo subito che muta nelle circostanze in auto-disprezzo. Narcisismo, il loro maestro è lo specchio, la loro seduzione mimica e camuffamento. Animi di ghiaccio come il protagonista, idolatri, irretiti, amputati. In tale dissipazione, disperazione. Anche l'altro mondo, però, il femminile, è per Mishima crudele e vacuo, in controluce. L'osservazione, quindi, procede verso tutti gli stereotipi, "normali", "anormali", borghesi e popolari, maschili e femminili, li intreccia e li fa cozzare in una sarabanda sociale. Il romanzo è più sottile della liberazione ideologica (psicologica) che promette, e con un'eco nel libertinismo filosofico, anche la relazione fondamentale del vecchio artista Shunsuke e del giovane Yuichi, il primo giunto a un punto morto e il secondo divenutone strumento di vendetta, è solo un passo sul cammino. La giovinezza vivente ("fiore dell'essenza della Legge") è destinata a vincere sul vecchiume ("fuoco delle braci") senza umiliazioni, per forza propria. Il romanzo si realizza così in 500 pagine tese: incendiarsi è il vero filo rosso. Nella vita, invece, la risposta dell'artista Mishima sarà l'autoannientamento con il suicidio per la impossibilità a realizzare il programma desiderante di fronte alla decadenza contemporanea (superficialità, indifferenza).
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