Personalità di spicco della giovane narrativa americana, segnalatosi con due romanzi ("L'intuizionista e "John Henry Festival"), Colson Whitehead volge ora il suo sguardo sulla città più mitica al mondo, la città che "non dorme mai" e che più eccita il nostro immaginario. In una serie di folgoranti "piani sequenza" su altrettanti punti topici di New York (da Times Square al ponte di Brooklyn, dalla metropolitana all'aeroporto JFK), caustici ed eloquenti come le foto di Diane Arbus, Whitehead ci offre una visione nel profondo della Grande Mela, ne ricrea l'esuberanza, il caos, la promessa e il dolore. Un panorama interiore costruito su un alternarsi jazzistico di voci, che è il modo in cui tutti, residenti e ultimi, sperimentano questa città.)
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