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Nel panorama della poesia nederlandese del novecento il poeta Gerrit Achterberg (1905-1962) occupa una posizione chiave fra tradizione e innovazione. Dopo in debutto, avvenuto tra le due guerre, la sua poesia trova massima espressione negli anni Cinquanta, esercitando un’influenza decisiva sulla poesia dei poeti detti “I Cinquantisti”. Il carattere ermetico delle sue opere deriva soprattutto dalla sua volonta’ di ristabilire l’unita’ fra soggetto e oggetto e di cancellare la separazione fra mondo reale e mondo ideale. La tematica centrale della ricerca, tramite la parola, della donna amata morta, parte da un’atteggiamento psicologico, ma assume presto un significato mitico, che riconosce nella parola l’unica via alla salvezza. ‘In principio erat verbum’; la consapevolezza, da parte della tradizione protestante, della sacralita’ della parola e’ per Achterberg, cresciuto in un mabiente calvinista piuttosto rigido, la motivazione principale del suo essere poeta e uomo.
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