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Testo profondo e coinvolgente, che attraverso la dolorosa vicenda della morte del giovane Karl-Heinz, pone una fitta serie di domande al lettore, a proposito della guerra, della giustizia, del coraggio individuale e della libertà. Affinchè nessuno possa più trincerarsi dietro al solito alibi: io non lo sapevo.
E' un bellissimo libro che non risparmia nulla alla Germania e ai tedeschi. Timm descrive attraverso la figura del fratello (che si arruola volontario nelle SS) e del padre (un convinto nazista) le responsabilità individuali di ogni tedesco e dei soldati in particolare. Una responsabilità individuale che va oltre quella collettiva, Timm non accetta che si possa dire "io non sapevo". Timm spera in cuor suo che il fratello sia stato capace di dire no, non servo, prima di chiudere la propria vita, ma si rende conto senza reticenze che i dati che ha in mano dicono che suo fratello ha scritto "70m Iwan fuma una sigaretta, cibo per il mio MG" e che partecipa attivamente alle distruzioni di case civili in Russia e contemporaneamente si lamenta degli attacchi aerei sulla sua città, Amburgo, mostrando quindi un'assoluta mancanza di sensibilità verso le vittime che provoca. La tensione nel libro è sempre alta, Timm riesce a farti sentire solidale con lui, che soffre del passato dei suoi familiari più stretti ma non c'è a mio parere nessun desiderio di commemorazione. Una lettura che fa chiudere lo stomaco. Imperdibile
E' ancora difficile, per la letteratura tedesca contemporanea, rivisitare l'esperienza nazista e i profondi traumi che segnano tutt'ora una intera generazione e la stragrande maggioranza delle famiglie tedesche. Si rischia di cadere nel manicheismo o nel suo contrario: la relativizzazione di certe analisi e di certi giudizi. Con questo libro ammirevole Timm da' un grande contributo alla comprensione di un periodo oscuro della nostra storia e mediante il racconto di vicende puramente autobiografiche interpreta la storia di una nazione. Leggendo il racconto di Timm si percepiscono in filigrana tutte le strutture sociali che portarono all'avvento del nazionalsocialismo e che in parte sono sopravvissute al suo crollo, senza che la Germania potesse avviare davvero una profonda opera di analisi critica di quel periodo. La generazione di Timm e' una generazione cresciuta nel silenzio cupo che ha circondato quel periodo storico e le sue responsabilita', un periodo con il quale la Germania non smette di fare i conti, a piu' di 60 anni di distanza. "Come mio fratello" e' un libro per chi si e' gia' interrogato sulle cause diffuse della terribile avvenura nazista e non ha ancora trovato una risposta.
Recensioni
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In realtà non è un fatto nuovo che i tedeschi si percepiscano come vittime di guerra. Nella retorica delle associazioni dei profughi, negli opuscoli dell'estrema destra e nei ricordi delle famiglie "la vittima" c'era e dominava la memoria della guerra. Solo dalla metà degli anni novanta, però, il tedesco come vittima diventa, all'insegna della political correctness , un leitmotiv nel "grande pubblico" e uno degli argomenti principali sia nella saggistica che nella narrativa. Nella prima domina il motivo del Luftkrieg , i sistematici bombardamenti da parte degli Alleati dei grandi centri tedeschi (W. G. Seebald, Luftkrieg und Literatur , 1999; Jörg Friedrich, Der Brand. Deutschland im Bombenkrieg , 2002). Nella narrativa sono i parenti uccisi, perduti, feriti, che si commemorano in numerose opere di carattere spesso autobiografico. Per nominare solo due dei titoli più significativi: Hans-Ulrich Treichel, Der Verlorene , Suhrkamp, 1998 ( Il fratello perduto , Einaudi, 2000; cfr. "L'Indice", 2000, n. 7); Günter Grass, Im Krebsgang , Steidl, 2002 ( Il passo del gambero , Einaudi, 2004; cfr. "L'Indice", 2002, n. 9).
Nella nazione che ha riconosciuto di essere colpevolmente responsabile della seconda guerra mondiale si sta scoprendo - con molte difficoltà - qualcosa come "un diritto alla commemorazione pubblica" delle proprie vittime. L'ultimo libro di Uwe Timm fa senza dubbio parte di questo filone della letteratura tedesca, che tenta di esplorare il difficile rapporto tra sgomento personale e responsabilità storica nei tedeschi di oggi. Il risvolto di copertina sintetizza definendolo "la vicenda di suo fratello Karl-Heinz che si arruolò volontario nella divisione 'Totenkopf' delle SS e andò morire sul fronte russo, nel 1943, appena diciannovenne".
Sulla copertina bianca dell'edizione tedesca si intravede - quasi impercettibile, quasi solo una macchia - l'ombra di una persona. Il protagonista, il fratello scomparso, resta inafferrabile: ciò che rimane sono tracce incerte, vuoti, supposizioni. Di lui ciò che alla fine rimane sono "un tubetto di dentifricio e un pettine. E sul pettine c'è quel che rimane del suo corpo, qualche capello biondo. Il dentifricio nel tubetto si è pietrificato nel frattempo". Oltre che nel diario di guerra e nelle lettere dal fronte ai genitori, in alcune sequenze oniriche Timm incontra il fratello in sogno, ma il viso è irriconoscibile, indistinto. Riconoscibile invece è l'uniforme del fratello: "Le Waffen-SS portavano la stessa uniforme delle SS che facevano la guardia nei Lager". Apertamente Timm esprime la sua preoccupazione: "Il timore che ha accompagnato le mie ricerche era che la sua unità, il terzo battaglione delle SS-Panzerpioniere , e dunque anche mio fratello, avesse partecipato all'uccisione di civili, ebrei, ostaggi. Ma per quanto ho potuto scoprire non è stato così". Nitido è invece il volto di un altro soldato delle SS: "La fotografia scattata da Lee Miller a Dachau dopo la liberazione del Lager da parte degli americani mostra un soldato delle SS affogato dai detenuti in un ruscello. Leggermente sfuocati dall'acqua limpida che scorre, il viso e l'uniforme mimetica sono riconoscibili come da una profondità minacciosa. The Evil, così Lee Miller ha intitolato la sua foto. Cosa sarebbe successo se mio fratello fosse stato assegnato al corpo di guardia del Lager?".
Timm è dunque ben consapevole del dilemma: conosce e riconosce il "soldato delle SS" come incarnazione del male - nessun relativismo. Contemporaneamente, però, è fratello del soldato delle SS, Karl-Heinz, caduto in guerra. Riesce a "salvare" il fratello, l'individuo Karl-Heinz contro l'altro "soldato delle SS", simbolo universale del male, senza tradire la propria coscienza storica e il proprio giudizio morale sulle SS? L'autore è consapevole di camminare sul filo del rasoio, e la sua scrittura segnala la paura di precipitare. Ma se questo non avviene lo si deve piuttosto a un non sapere, a una continua vaghezza che non ai risultati positivi della ricerca. Timm percepisce le lacune della documentazione quale indizio di speranza. Questa interpretazione viene onestamente esplicitata, sta semmai al lettore metterla in discussione: "Qui c'è il desiderio, il mio desiderio che il vuoto possa significare un no, un non servo , con il quale inizia l'abbandono dell'ubbidienza".
Ma l'avvicinamento al fratello come individuo concreto non riesce, nemmeno nel linguaggio onirico. Solo il momento esistenziale della morte come uscita creaturale dalla storia può unire, solo allora Timm diventa fisicamente tutt'uno con il fratello. Diversamente quest'ultimo resta un'assenza, un disagio della storia familiare, mentre prepotente avanza in primo piano la foto allegorica di Lee Miller, The Evil .
Un cenno merita il titolo originale. Am Beispiel meines Bruders significa "Sull'esempio di mio fratello". Timm sottolinea cioè il suo metodo: dimostrare qualcosa di generale attraverso un caso specifico, evidenziando il carattere sperimentale dell'impresa. Un esperimento può fallire. È proprio quello che, parzialmente, succede in questo libro. Ma il lato più avvincente è che, secondo il principio della falsificazione scientifica, questo fallimento parziale sia esposto con rigorosa onestà intellettuale.
Gerhard Friedrich
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