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Come non essere postmoderni. Post, neo e altri ismi - Jacques Derrida - copertina
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Come non essere postmoderni. Post, neo e altri ismi - Jacques Derrida - copertina
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Descrizione


Derrida spiega in quale modo praticare la filosofia che chiama decostruzione: riconduzione di un discorso alla sua genesi istituzionale, mostrando sempre la labilità del confine che separa la teoria dalle pratiche, e rilancio continuo di una sfida teorica pura. D'altro lato, non pare affatto un'impresa da poco quella di far sentire la voce stessa di Derrida su questo tema, invitando il lettore che non voglia farsi intrappolare dal gioco delle sigle e degli 'ismi' a confrontarsi con un pensiero in cui rigore del concetto e invenzione si mescolano in un costante corpo a corpo con la scrittura.
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Dettagli

2002
31 maggio 2002
59 p.
9788888130361

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Michele Lucivero
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Con un titolo piuttosto infelice viene presentata in Italia una breve relazione di Derrida che, con il suo stile volutamente frammentario, risulta utile per comprendere l'orizzonte entro il quale deve essere correttamente intesa la decostruzione. L'occasione di trattare negli USA il tema "Gli stati della teoria" dà agio al filosofo francese di chiarire una volta per tutte perché la decostruzione non può lasciarsi facilmente intrappolare all'interno di una teoria generale concernente la filosofia postmoderna e nemmeno trattata sotto la nomenclatura di decostruzionismo. Dopo aver minuziosamente decostruito (per l'appunto!), vale a dire derubricato l'uso del tradizionale concetto di teoria alla più fluida menzione di gettata teorica, Derrida si rifiuta di trattare la decostruzione come una teoria, con le sue regole e il suo metodo, perché essa non è che un evento sotto gli occhi di tutti nella realtà sociale e politica contemporanea e consiste nel rifiuto di ogni forma di oggettivazione, di assoggettamento, di classificazione scientifica perpetrata con le categorie della tradizione moderna. Il decostruzionismo, da parte sua, si presenterebbe come un tentativo di ingabbiare la gettata destabilizzante della decostruzione all'interno di una gettata stabilizzata per mezzo di regole e metodi ben definiti.

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Jacques Derrida

(El-Biar, Algeria, 1930 - Parigi 2004) filosofo e saggista francese. Docente dal 1965 di storia della filosofia all’École normale supérieure di Parigi, è stato dal 1984 direttore di studi all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi. Ha insegnato in molte università americane, tra cui Yale. Al 1967 risalgono le prime opere importanti, caratterizzate da uno stile metaforico e spesso oscuro, molto diverso da quello della tradizione filosofica francese: La voce e il fenomeno (La voix et le phénomène, 1967); Della grammatologia (De la grammatologie, 1967); La scrittura e la differenza (L’écriture et la différence, 1967). D. riprendendo in modo personale la nozione di differenza ontologica di M. Heidegger (l’irriducibilità dell’essere agli enti o alla loro somma), ha sostenuto che...

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