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Come si studia la scienza sociale - Joseph A. Schumpeter - copertina
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Descrizione


Joseph A. Schumpeter (Triesch, Moravia, 1883 - Taconic, Connecticut, 1950) è stato tra i massimi economisti del XX secolo. Con le sue opere ha tracciato dalle cattedre di Czernowitz (1909-10), Graz (1911-18), Bonn (1925-31), Harvard (1932-50) - solchi profondi e indelebili nella teoria economica e nella storia e metodologia del pensiero economico, nella sociologia e nella ricerca politico-sociale. Mentre scriveva i capitoli della sua opera epocale, la "Teoria dello sviluppo economico", Schumpeter tornava a riflettere sulle precondizioni epistemologiche del "fare teoria", indirizzando ai suoi studenti quella che fu subito accolta come una "guida irrinunciabile attraverso il territorio della scienza sociale", allora ancora "scienza giovane". "Come si studia la scienza sociale" è un'opera di pedagogia della teoria, di appassionata perorazione per il "valore conoscitivo della scienza", il cui studio "ci porta alla comprensione delle cose che ci circondano, ci permette di conoscere più o meno rigorosamente l'importanza delle singole circostanze. Tutto questo sicuramente ci costa una buona fetta della freschezza e del radicalismo giovanile spesso così bello col quale si accosta ai problemi sociali chi non ci capisce un bel nulla... Ma ci insegna cosa dobbiamo pensare delle cose, e ci insegna anche le grandi necessità delle cose stesse."
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Dettagli

2012
18 marzo 2011
142 p., Brossura
9788849829822

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alberto pierobon
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Schumpeter assume una posizione pragmatica per la quale è solo lavorando sui problemi concreti che impariamo il metodo, acquisendo posizioni di principio sulle questioni fondamentali e sui singoli indirizzi della scienza. Col principio dell'avalutatività non può introdursi l'etica nell'economia. Per la Legge di Hume si "stabilisce l'inderivabilità logica degli assunti prescrittivi da quelli descritti, vale a dire dei valori dai fatti". Vengono poi meno le categorie vero/falso e causa/effetto sostituite dal concetto di funzione (risponde o no allo scopo?). Qual'è la relazione tra teoria astratta e formalistica e la descrizione? e il controllo coi fatti? Vanno distinti i giudizi scientifici da quelli politico-ideologici. La scienza sociale si disaggrega in più campi distinti anche per metodo. In ogni caso serve controllare questi metodi per evitare che si dia una certa forma ai fatti, trasformando cosi i fatti stessi (es. statistici, storici, etc.). Bisogna relazionare la teoria con altre che sono sempre una parte di un edificio teorico e solamente come tale vanno comprese Per concepire le cose non sono soltanto decisive le cose, ma ciò che noi vogliamo fare di esse: "la congruenza metodologica allo scopo che ci proponiamo". Ancor: "I successi scientifici si ottengono col lavoro intellettuale e non accumulando osservazioni"; "Il giudizio degli uomini pratici in quanto tale non ha mai un valore scientifico diretto", è soltanto un oggetto di indagine. "Lo studio delle scienze sociali può contribuire a vedere le cose nella loro giusta proporzione, a distinguere l'essenziale dal non essenziale e le cause dalle conseguenze. A domande che riguardano casi concreti noi oggi possiamo dare solo di rado risposte assolutamente esatte (..) con risultati di valore pratico. Il che non pregiudica il valore conoscitivo (..) del nostro studio (..) che ci porta alla comprensione delle cose che ci circondano, ci permette di conoscere (..) l'importanza delle singole circostanze".

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