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La prospettiva di analisi è quella di genere, perché viene considerata potenzial-mente più valida ed efficace per esaminare una problematica che sarebbe caratterizzata in profondità proprio dal genere. A mio parere sarebbe stato meglio rimanere a livello di «sesso», per evitare le polemiche che riguardano le questioni di genere. In proposito mi permetto di richiamare la mia posizione: le teorie del genere sono discutibili quando considerano il sesso unicamente come una costruzione sociale, ma al tempo stesso sono condivisibili quando combattono le gravi disparità di cui soffrono le donne in paragone agli uomini e mettono in discussione le discriminazioni che colpiscono quanti presentano un orientamento sessuale difforme rispetto all’ordine binario, maschile e femminile, socialmente prevalente.Un altro aspetto positivo del volume consiste nella scelta del punto di vista femminile e di un approccio multidisciplinare. Tranne un caso, tutti gli autori dei vari saggi sono donne; inoltre, esse provengono da diverse aree di studio: pedagogia, filosofia e didattica.Il libro si divide in tre parti. Nella prima, che si intitola «Bullismi», si inizia con un’introduzione alla problematica; segue poi un approfondimento del tema nella letteratura scientifica, focalizzando l’attenzione sul fenomeno agito da bambine e ragazze.Dai fatti si passa all’«interpretazione», che indica la prospettiva comune della seconda parte. Il primo articolo si sofferma sulla concezione biologico-naturalistica della diversità maschio-femmina, mentre il successivo contributo mette in discussione il predominio teorico della letteratura in lingua inglese. Il terzo studio discute l’uso del maschile come punto di riferimento da cui partire per interpretare il bullismo femminile.
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