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Ammetto: ho deciso di leggere questo libro perchè mi ha attirata la copertina. avevo un'aspettativa molto alta (data la scrittrice, che ho scoperto aver scritto parecchi romanzi, e la trama) e l'ho letto tutto d'un fiato. ma non mi ha dato le emozioni che appunto mi aspettavo.
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Sonzogno, sin dagli anni trenta editore storico anche se non unico di Liala (1897-1995), non ha mai smesso di ristampare ogni anno qualcuno dei suoi ottanta titoli. Nel 2007 a questa collaudata routine si è aggiunto un evento eccezionale: la pubblicazione di un romanzo incompiuto risalente al 1976, Con Beryl, perdutamente. Come ha raccontato sua figlia, Primavera Cambiasi, Liala non amava dettare; per questo, quando la sua vista cominciò a declinare, abbandonò i vari progetti che aveva in corso, tra i quali il più avanzato era proprio Con Beryl, perdutamente. La versione che oggi approda in libreria è stata portata a termine dalla giornalista Mariù Safier, che ha rispettato appunti e scalette della romanziera.
L'editore ha festeggiato l'evento pubblicando l'inedito in una nuova, accattivante veste grafica, e affiancandolo a due riedizioni: quella del capolavoro autobiografico di Liala, Ombre di fiori sul mio cammino (1947), e quella di Il vento inclina le fiammelle (1963). Quest'ultimonarra il parallelo riscatto esistenziale di due eroine: la bella italo-olandese Henriette, afflitta da un fidanzato malaticcio e lamentoso, e la fioraia di strada Chiarella, che un fiabesco matrimonio d'amore salverà dalla miseria. Il lieto fine, che vede Henriette e Chiarella felicemente accasate con due giovani di costituzione robusta e di famiglia molto agiata, è il premio che Liala riserva alle sue eroine illibate e irreprensibili; per le altre non può esserci che una patetica morte purificatrice (l'archetipo è lo straziante trapasso dell'adorabile ribelle Lalla Acquaviva in Dormire e non sognare, del 1946) o una tardiva felicità in tono minore, conquistata soltanto dopo una dolorosa espiazione.
A questa logica punitiva non sfugge nemmeno l'intreccio di Con Beryl, perdutamente. La protagonista Marta, ereditiera varesina innamorata di un bellissimo pilota congolese "dal volto d'ebano", il capitano Beryl Absul, sfida per unirsi a lui le ire del fratello benpensante e conformista. La situazione si fa ancor più complessa quando Beryl, tornato temporaneamente in Congo, è dato per disperso: Marta, in preda alla disperazione, accetta di sposare un ricco industriale, trovandosi così prigioniera di un matrimonio senza amore, che peraltro non accetta di consumare. A questo punto il ritorno del redivivo Beryl le dona un breve periodo di abbagliante e completa felicità; ma sulla gioia conquistata attraverso la trasgressione incombe, immancabile, come sempre nell'universo di Liala, la catastrofe. Marta perirà in un incidente aereo e Beryl si ucciderà lanciando il proprio apparecchio in picchiata sui luoghi dove l'amata ha trovato la morte: un gesto che ripete il suicidio dell'aviatrice Beba nel primo romanzo di Liala, Signorsì, quasi a chiudere con impressionante simmetria il cerchio narrativo aperto nel lontano 1931.
Fedele a se stessa sino all'ultimo, ancora una volta Liala coniuga moralismo spietato e segreta complicità per ogni colpa d'amore; assicurandosi la gratitudine di generazioni di lettrici per aver fatto comunque irrompere nel mondo del rosa, dopo un secolo di silenzio, il desiderio femminile in tutta la sua inconciliata violenza. Mariolina Bertini
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