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Edizioni di Comunità (Il mondo nuovo); 1996;9788824505253; Rilegato con sovracopertina ; 22 x 15 cm; pp. 247; Traduzione D. Gobetti; leggeri segni d'uso alla sovracopertina e ai tagli, ex-libris al frontespizio, interno ottimo; Molto buono (come da foto). ; Sono passati ormai diversi anni dalla caduta del Muro e dal drammatico crollo del comunismo nell'ex Unione Sovietica e nell'Europa dell'Est, ma ancora oggi la domanda più inquietante che ci si pone alla luce della situazione politica in molti di quei paesi resta: cosa riempirà il vuoto creato dalla dissoluzione delle istituzioni esistenti? Ernest Gellner mostra che la differenza più significativa tra il comunismo (o le altre ideologie totalitarie) e il liberalismo occidentale risiede nell'esistenza della società civile - di quelle istituzioni intermedie tra lo stato e la famiglia, come i sindacati, i partiti politici, i gruppi religiosi, le associazioni. Mentre sotto i regimi totalitari la società civile era sist maticamente soffocata, essa prospera nelle democrazie liberali. Se si vogliono migliorare le condizioni di vita nell'Europa dell'Est è necessario che la società civile si sviluppi e si rafforzi quanto più possibile. Da questo punto di vista anche la diffusione dell'islamismo militante costituisce una fonte di interrogativi non meno urgenti e angosciosi: se il marxismo come fede è morto e sepolto, l'Islam nella sua versione più intransigente non ha cessato negli ultimi anni di raccogliere crescenti consensi. In stati fondamentalisti come l'Iran gli spazi per la società civile sono assai limitati e sembra proprio che nessuno richieda che essi vengano ampliati. Perché la resistenza e l'opposizione a questo stato di cose sono così deboli? Gellner aveva fatto suo il motto weberiano «Non sono un asino e non ho un campo» e questo libro condensa i frutti di una ricerca pluridecennale nei più diversi settori delle scienze sociali: dalla storia economica all'an- tropologia, dalla politica alla sociologia...
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