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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2015
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Buongiorno a tutti. Vi ringrazio per le chiare, esaurienti e vivaci vostre recensioni.
Felix, l'io narrante la propria autobiografia, ci coinvolge nelle sue avventure fin dall'infanzia, quando nella sua casa, mal vista dalla comunità borghese per le feste poco convenzionali promosse dal padre, imprenditore che produce sciampagne, si immedesima nei personaggi con con gli abiti preparati dal padrino. Felix è capace di sdoppiarsi pur rimanendo uno. Ama tale duplicità nelle coppie di qualunque combinazione ma soprattutto in se stesso fino a essere in grado di avere il controllo sulle pupille, sul battito del cuore, e il tutto per evitare la scuola, ipocrita e emarginante. Inoltre questa capacità gli permette di sedurre la cameriera trentenne Genoveffa e ruba dolciumi. Questi episodi, come quelli seguenti, non avvengono con una vera e propria intenzione ma gli si offrono graziosamente come un'occasione di un destino in cui avverte la propria elezione. Con il suicidio del padre per il fallimento della ditta, si reca a Parigi su raccomandazione del padrino presso il direttore di un albergo di lusso. Ispezionato alla stazione, cade inavvertitamente nella propria borsa qualche tesoro di una donna molto ricca. Quella donna del resto la rincontra nell'albergo, e nel rapporto d'amore prova piacere nell'essere umiliata e derubata. Il gruzzolo di Felix, con il nome di Armand, aumenta, e la doppia vita, cameriere e flaneur, diventa sempre più marcata. Tale doppiezza raggiunge il culmine quando un conoscente, il marchese Louis de Venosta propone a Felix di spacciarsi per lui e di girare il mondo a suo nome e a sue spese, pur di rimanere con la sua graziosa Zazà a Parigi pena la minaccia di essere diseredato dai genitori. Pertanto Felix-Armand diventa Venosta, Giunto a Lisbona, ospite del paleontologo professor Kuckuck, il giovane riesce a far innamorare la figlia Zouzou e a sedurre la moglie, Maria Pia che, nell'ultima pagina del libro, gelosa della figlia, si offrirà con ardente passione a Felix.. Felix è l'artista che nelle apparenze del reale dice si a Dioniso.
Il testo è spassoso anzichenò, al punto che lo si direbbe scritto dall’Heinrich del professor Unnrat piuttosto che da Thomas. In ogni caso, una valida chiave di lettura per varcare il mistero felixkrulliano la offre l’archetipo de “il briccone divino” (così ribattezzato da Kerényi). Si legga dunque, in proposito, almeno l’omonimo libro che, accanto ai saggetti irrilevanti dello stesso Kerényi e di Jung, riporta il mito (questo sì interessante) del Wakdjunkaga dei sioux winnebago, e, soprattutto, il saggio sull'Heyoka/demiurgo contenuto ne “Il sole piumato” di Frithjof Schuon – lettura quest'ultima di non facile digestione, che tuttavia potrebbe chiarire ai meno grossolani ciò che forse lo stesso Thomas Mann non riuscì bene a mettere a fuoco.
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