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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2024
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Ingredienti: un calzolaio ubriacone e violento nella Russia di fine ‘800, una moglie sottomessa e devota nonostante minacce e percosse, un’epidemia di colera a cambiare lavoro, idee e rapporto tra i due protagonisti, una consapevolezza finale della propria solitudine e del destino amaro dell’uomo. Consigliato: a chi sente di vivere senza uno scopo e con troppa inquietudine dentro, a chi non riesce a sfuggire al proprio marchio speciale di speciale disperazione.
Un altro bel racconto russo di fine Ottocento. Lui è Griscka Orlov di circa trent'anni; lei è Matrena Ivanovna Orlova. Era il quarto anno che si erano sposati e avevano avuto un figlio che, però, era morto. Vivevano nel sottosuolo di un caseggiato a due piani che era una grande camera oscura, lunga, a volta e "la luce entrava a strisce oblique da due finestre che davano sul cortile. Tutto era umido, silenzioso e morto in quella camera". In questa fossa lavoravano i coniugi Orlov. La vita di questa coppia era durissima, così come lo era quella di tutto il popolo russo che, alla fine dell'Ottocento, era allo stremo delle sue forze. Non per niente dopo qualche anno sarebbe scoppiata la rivoluzione. Orlov dipende dall'alcol e, pur amando la moglie, la batte. Dice Griscka: "Bisogna credere che io sia nato con l'angoscia nel cuore...Ecco rimango in questo buco, e lavoro e lavoro sempre e non ho nulla di nulla...Sono calzolaio! Vivo in una fossa e cucio. Poi morrò. Ecco, appunto che il colera che viene a quel che dice la gente. E poi? C'era Grigori Orlov, cuciva scarpe ed è morto di colera. Che senso c'è in questo? E perché devo vivere, cucire e morire? Perché?".
Crudo,potente.C'è tutto il "periodo" in questo scritto.Senza se e senza ma.
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