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scheda di Scaglione, D., L'Indice 1993, n. 6
Max Planck è noto soprattutto per l'ipotesi dell'esistenza in natura di un quanto fondamentale d'azione, detto appunto "la costante di Planck". In quest'opera egli racconta il modo con cui è arrivato, nel 1900, a postulare l'esistenza di tale costante, e come essa sia stata poi da altri utilizzata per spiegare alcuni fenomeni particolari come l'effetto fotoelettrico e in seguito sia stata la pietra angolare su cui, negli anni venti venne costruito l'imponente edificio della meccanica quantistica. Ma in questo volume - che raccoglie 18 saggi scritti dall'autore tra il 1908 e il 1946 introdotti da Enrico Bellone - trova spazio non solo la storia della teoria dei quanti bensì tutta una serie di riflessioni a carattere generale sulla ricerca scientifica. Le prime pagine sono dedicate alla storia della termodinamica, che certo fu il campo scientifico in cui Planck maggiormente si applicò. Si passa poi a questioni epistemologiche quali l'utilizzo delle leggi statistiche nella scienza, i caratteri generali delle leggi fisiche, le relazioni tra pensiero positivista e indagine scientifica. Talvolta vengono trattati anche argomenti che vanno oltre il campo della filosofia della scienza, come l'esistenza o meno di un mondo reale e oggettivo e il libero arbitrio degli esseri umani. In alcune pagine trovano spazio questioni problematiche a cui si è ancora lontani dal trovare una soluzione definitiva. È il caso della legge di causalità, che Planck nei primi saggi afferma essere il presupposto dell'indagine scientifica. Viceversa, nelle pagine scritte dopo gli anni venti, egli riconosce che le nuove teorie quantisticbe hanno sancito il fallimento definitivo della stessa legge di causalità intesa come categoria kantiana. Appare comunque sempre fiducioso che la crisi in cui la scienza di inizio secolo si trova verrà superata senza che la cosiddetta "fisica classica" debba venire del tutto sconvolta. Nel testo sono frequenti i riferimenti alla storia della scienza, disciplina che Planck dimostra di ritenere assai importante proprio per la ricerca vera e propria, piuttosto cbe per l'attività divulgativa. In definitiva il libro può risultare interessante a diversi tipi di lettori. Ha uno stile semplice ma non per questo tratta gli argomenti in maniera banale o superficiale, e perciò può essere utile sia allo studioso di fisica cbe a quello di filosofia, e può anche essere apprezzato da chi semplicemente è interessato alle vicende della fisica moderna.
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