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Contadini per scelta. Esperienze e racconti di nuova agricoltura - Massimo Ceriani,Giuseppe Canale - copertina
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Descrizione


Il tema dell'agricoltura sta tornando di attualità. Diversamente da altri pur interessanti libri sui contadini, questo è un libro dei contadini, nel senso che dà la parola alle loro narrazioni. I testimoni che abbiamo incontrato sono i protagonisti di un'agricoltura che resiste, che costruisce esperienze plurali e che indica una via d'uscita dall'impasse dell'agricoltura industrializzata. Nelle loro narrazioni abbiamo riconosciuto la passione e l'orgoglio di essere contadini, la forte integrazione di vita e lavoro, i tratti di una contadinità che recupera saperi e tradizioni rigiocandoli dentro la modernità, intrecciandoli con saperi e modi moderni. Sono contadini per scelta, che hanno un'idea di futuro che contiene la riconciliazione con la natura e con la società, e una visione dei rapporti economici ispirata non al profitto dei singoli ma alla ricerca del benessere collettivo. Il loro fine non è l'arricchimento, ma quello di una vita dignitosa in equilibrio con la natura, e le loro pratiche, di lavoro e di impresa, sono spesso all'altezza di un cambiamento radicale del modello di sviluppo fin qui dominante. Prefazione di Pier Paolo Poggio.
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Dettagli

16 maggio 2013
302 p., Brossura
9788816412118

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Emanuele P.
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Negli ultimi anni, un po' per moda, un po' per necessità stiamo assistendo ad un ritorno alla terra sia da parte di persone che da lì provengono, ed erano state attatte dalle sirene delle grandi città sia da parte di cittadini che stanchi o frustrati dalla sempre più marcata invivibilità dei grandi centri urbani pensano, magari dopo un week end in agriturismo, di trasferirsi in campagna a fare non si sa bene cosa. Agli uni e agli altri suggerirei di documentarsi bene, sia praticamente, ovvero recandosi a lungo nei luoghi dove si immagina di poter costruire una nuova esistenza, sia teoricamente leggendo tutto ciò che si trova sull'argomento, iniziando magari dal libro oggetto della recensione : serve per farsi un'idea più realistica di cosa significhi vivere in campagna, magari pensando anche di trarre dalla terra il proprio sostentamento che è cosa complicatissima, facendo tesoro delle esperienze raccontate dalla viva voce di chi questa scelta l'ha fatta sul serio. Il libro è del 2013 ma le cose non sono cambiate.

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Voce della critica

  Per migliaia di anni l'umanità è esistita perché la stragrande maggioranza della popolazione lavorava la terra, di padre in figlio, contadini per necessità inesorabile. Solo pochissimi riuscivano a sfuggire a questo destino. Questo libro parla invece di una minoranza che contadini lo sono voluti diventare per una precisa scelta di vita che volta le spalle alla città, all'industria, agli shopping centre, ma anche all'agricoltura che punta alle alte rese per ettaro. È un movimento abbastanza diffuso, frammentato, sfaccettato che nasce e si sviluppa a cavallo del cambio di secolo tipicamente nelle società avanzate del mondo occidentale, anche se in certi casi riprende tratti di culture orientali e soprattutto gandhiani. È una componente del più vasto movimento culturale di stampo ambientalista, che ha trovato nelle filosofie della decrescita una giustificazione ideologica, ma che è fatta prevalentemente di gente non speculativa, gente che ha voglia, letteralmente, di "sporcarsi le mani", lavorando la terra e producendo beni destinati a essere consumati senza passare, possibilmente, attraverso la forma della merce. Il movimento è presente in quasi tutti i paesi avanzati, ma la sua caratteristica è di essere molto legato alle realtà locali, molecolare, con rare aggregazioni in forma di rete che restano comunque fortemente ancorate alle singole realtà territoriali. Anche in Italia in diverse regioni, dal Nord al Sud e alle isole, passando per il Centro, c'è questa nuova figura di contadino. Questo libro ne offre un'immagine approfondita. Gli autori/curatori guardano al fenomeno con evidente simpatia, ma senza esaltazioni trionfalistiche. Il grosso del testo è costituito delle trascrizioni di ventisei interviste fatte in giro per l'Italia, il tutto introdotto da una corposa introduzione dove, oltre a un'onesta presentazione del lavoro fatto, si sottolineano la portata innovativa ma anche le difficoltà di chi ha scelto la strada della nuova agricoltura biologica. Il metodo delle interviste narrative e delle storie di vita è sicuramente il più idoneo per cogliere la forte carica soggettiva e innovativa che sta dietro scelte di vita di questo tipo, ma serve anche per chiarire i limiti di queste esperienze, limiti che riguardano soprattutto la loro ridotta generalizzabilità. Che l'agricoltura che i protagonisti di questo libro chiamano "convenzionale" abbia numerosi effetti perversi sulla salute dei contadini (e anche dei consumatori) e sulla biodiversità è ormai sufficientemente assodato. Peraltro non sembra se ne possa fare a meno per alimentare un'umanità che continua a crescere. Il numero di "contadini per scelta" è comunque probabilmente destinato ad aumentare, ma la crescita sarà lenta e comunque riguarderà sempre una minoranza di produttori che serviranno i bisogni di una minoranza di consumatori. Probabilmente crescerà il numero di nipoti che torneranno alla terra dei nonni abbandonata dai padri, ma crescerà anche il numero di coloro che si metteranno a coltivare senza avere un retroterra familiare. Cresceranno nei supermercati gli scaffali con i prodotti "biologici", cresceranno anche gli aderenti ai Gas (gruppi di acquisto solidali), ma è improbabile che da questi sviluppi postmoderni al centro del mondo venga un contributo a risolvere il problema della fame delle periferie.   Alessandro Cavalli

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