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Contro le elezioni. Perché votare non è più democratico
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Contro le elezioni. Perché votare non è più democratico - David Van Reybrouck - copertina
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Contro le elezioni. Perché votare non è più democratico

Descrizione


In tutta Europa, i cittadini votano sempre meno, sono sempre più inclini a prestare fede a retoriche populiste, non credono più nella classe politica. Che fare? In molti si sono posti questo interrogativo, ma in pochi hanno risposto con una proposta altrettanto radicale e sorprendente di quella di David van Reybrouck: abolire le elezioni, non scegliere più con il meccanismo elettorale i componenti del Parlamento. E affidarsi al sorteggio per determinare coloro i quali hanno la responsabilità di scrivere le leggi dello stato. Se ci sembra inconcepibile un simile scenario, sostiene van Reybrouck, è perché abbiamo un'idea sbagliata della funzione e dei vantaggi delle elezioni come metodo di selezione della classe dirigente. Per molti di noi, le libere elezioni a suffragio universale sono sinonimo di democrazia, e solo i regimi totalitari le hanno abolite. Ma la storia dell'affermarsi delle elezioni nei sistemi politici europei è molto meno lineare e contiene diverse sorprese. David van Reybrouck porta alla luce un dibattito sui pregi e i difetti della democrazia partecipativa che nelle università è in corso da tempo, e offre al lettore una serie incredibile di idee nuove, esperienze pratiche, tentativi concreti di nuovi modelli di governance. Ma cosa significa per una società contemporanea fare a meno delle elezioni?
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Dettagli

2015
3 settembre 2015
155 p., Brossura
9788807172953

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maurizio .mau. codogno
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In tutto il mondo democratico le elezioni stanno diventando sempre più un momento di paura, più che una scelta verso il futuro. Che fare? Il belga David Van Reybrouck, che si è trovato per un anno e mezzo senza governo dopo un'elezione dove più blocchi fieramente contrapposti non volevano mettersi d'accordo, in questo libro propone una soluzione "antica"; eliminare almeno in parte le elezioni e tornare al sorteggio dei legislatori, come si faceva nell'antica Grecia e nei Comuni medievali italiani. Van Reybrouck, pur dilungandosi un po' troppo per i miei gusti, ha indubbiamente delle buone frecce al suo arco, come quando per esempio ricorda che anche i politici "di professione" sono affiancati da una serie di esperti perché non possono sapere tutto. Ha ragione anche nel dire che una rivoluzione di questo tipo sarebbe osteggiata dai media, come del resto mostra sia capitato nei tentativi effettuati in questi anni. Però mi pare che sia troppo ottimista nella fase precedente il sorteggio. Van Reybrouck prevede che esso venga fatto tra le persone che si propongano come interessate; per motivarle, bisogna ovviamente prevedere uno stipendio che permetta loro nei quattro-cinque anni del servizio di non perderci. Ma in questo modo, se lo stipendio è uguale per tutti, troveremo masse più interessate a "vincere la lotteria" che a legiferare; se è diverso troveremmo mugugni vari. Insomma secondo me bisogna pensarci ancora su prima di avere una proposta solida. Buona la traduzione di Matilde Pinamonti.

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Mara
Recensioni: 3/5

Identificare democrazia ed elezioni è un'idea molto restrittiva, soprattutto quando si pretende di esportare in altri paesi il nostro sistema di "libere elezioni". Può sorprendere nella democrazia ateniese, e poi nelle repubbliche di Venezia e Firenze, il costante ricorso al sistema del sorteggio, abbinato o no a forme elettive, sia pure limitate ad una parte del "popolo" (gli schiavi e le donne non votavano), e con una accelerata rotazione delle cariche. Forme di democrazia "deliberativa", in cui campioni rappresentativi della popolazione sono stati estratti casualmente, e incaricati di proporre modifiche alla legislazione anche costituzionale, con supporto di esperti e di ADEGUATA REMUNERAZIONE, sono state sperimentate in vari paesi (Islanda, Irlanda, Olanda), con esito positivo. Il vantaggio è quello di eliminare la competizione elettorale, i conflitti e la corruzione ad essa collegate, e di dare potenzialmente a tutti la possibilità di partecipare. L'Autore (belga) afferma che - per lo meno all'inizio - non si tratta di sostituire le elezioni con il sorteggio, ma di affiancare alla democrazia rappresentativa elettorale un secondo meccanismo di rappresentanza, più idoneo a combattere la "stanchezza democratica" che affligge ormai la maggior parte delle nostre democrazie, stanchezza che si manifesta con un crescente astensionismo, con una diminuzione degli iscritti ai partiti e ai sindacati, con una mobilità elettorale elevatissima.

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David Van Reybrouck

1971, Bruges

È uno dei più importanti intellettuali in Belgio, è ricercatore, giornalista, poeta. Ha scritto numerosi libri, ma è con Congo (Feltrinelli, 2014) che ha ottenuto rinomanza internazionale. È presidente del Pen Club belga. Nel 2011 ha lanciato in Belgio il progetto G1000, una piattaforma di innovazione democratica per aumentare la partecipazione dei cittadini al processo politico. A questi temi ha dedicato il saggio Contro le elezioni. Perché votare non è più democratico (Feltrinelli 2015).

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