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Al di là di Rothko, del quale anche trovare una lista della spesa inedita, come si suol dire, sarebbe interessante, è la scoperta di questo artista per lo più sconosciuto ad essere incredibile. Preziosa la lunga prefazione di Venturi dove le incredibili gesta e turbolenze artistiche ne vengono dettagliatamente narrate.
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Due densi ritratti sono chiusi nel piccolo volume edito da Donzelli. Il primo è del danese Alfred Jensen, pittore secondario della grande schiera degli espressionisti astratti. Delle sue opere e dei suoi scritti in Italia manca ancora un'adeguata conoscenza. A colmare almeno in parte questa lacuna provvede Riccardo Venturi, che nel lungo saggio introduttivo scandaglia l'area vasta degli interessi di Jensen, il suo continuo arrischiarsi ai confini del sapere scientifico, tra la Teoria del colore di Goethe e le misurazioni di luce di Max Doerner. La pittura "diagrammatica" di Jensen si pone a una distanza siderale dalle avvolgenti e vibranti distese di colore di Rothko. Il difficile rapporto tra i due artisti anima la seconda parte del libro, incentrata su tredici conversazioni che si svolsero tra il 1953 e il 1956, in un momento cruciale del cammino di Rothko. Di questi incontri Jensen registra i passi più importanti, offrendoci una luminosa e tesa immagine dell'amico artista. Si affaccia in queste pagine l'entusiasmo di Rothko per l'arte del passato; il senso di avventura che in lui, ogni volta, accompagnava la costruzione del quadro; la sua difficoltà nell'apprezzare il lavoro dei compagni (con qualche eccezione, talora sorprendente, come quella di Philip Guston). Emerge, soprattutto, il totale distacco dall'action painting, e, di contro, l'idea di una pittura fatta di luce e di colore, condotta con "una voce più posata", animata sempre da una sottile e leggera disperazione. Mattia Patti
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