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scheda di Magrin, G., L'Indice 1998, n.10
La biografia intellettuale di Leopoldo Sabbatini e l'ampia appendice di suoi scritti e discorsi pubblici che correda il volume sollecitano interessi molteplici: quelli relativi alla storia economica postunitaria, innanzitutto. Ma vi trovano spazio anche la politica culturale ed educativa, il movimento cooperativo, la politica propriamente detta. A tenere insieme un così fitto carnet di argomenti è il percorso biografico di Sabbatini, per la prima volta ricostruito, attraverso un paziente lavoro d'archivio, da Marzio Romani. Con Sabbatini è in questione l'intero modello dello sviluppo economico italiano, come ben hanno avvertito il Centro sulla storia dell'impresa e dell'innovazione e l'editore Rubbettino, che inaugurano con questo volume la collana "La memoria dell'impresa". Sabbatini fu infatti, prima di tutto, un sensibile interprete delle esigenze di rinnovamento economico che incombevano sull'Italia di fine secolo. Un'Italia a suo giudizio attardata su una struttura istituzionale di tipo "politico-militare". Laico, democratico, nutrito per via paterna di idealità risorgimentali, non indifferente alla questione sociale, fu esponente di quell'élite modernizzante che, nella vivace Milano a cavallo dei due secoli, perseguì tenacemente il riconoscimento, l'organizzazione, la formazione culturale dei nuovi ceti produttivi (e tra questi l'imprenditoria cooperativa). Affiancato da imprenditori emergenti come Salmoiraghi, Pirelli e Bocconi, Sabbatini fu dapprima giovanissimo segretario della Camera di commercio di Milano, negli ultimi anni ottanta, poi fondatore dell'Unione delle Camere di commercio italiane, che guidò nel primo decennio del Novecento. Ma il suo capolavoro - come fa notare Mario Monti nella prefazione - fu certamente l'Università Bocconi, da lui progettata, fondata (1902) e diretta con l'intenzione di formare ai principi della nascente scienza economica una nuova generazione, capace di affrontare la competizione su scala europea.
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