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Sigfrido è ormai diventato famoso... e la fama può portare guai, così come l'invidia, la gelosia e l'avidità. Tutte cose che la fanno da padrone nel capitolo finale della tetralogia di Wagner. Hagen, fratellastro e scaltro consigliere di Gunther re dei Ghibicunghi, consiglia al re e alla sua sorellastre Gutrune (in altre traduzioni Crimilde), di sposare Brunilde e Sigfrido per portare maggior onore al loro casato. Per ottenere ciò Gutrune dovrà far sì che Sigfrido beva un filtro d'amore che lo farà cadere folle di passione ai suoi piedi, cancellando in lui il ricordo di qualunque altra donna. Il piano ha successo e Sigrfrido si dichiara prontissimo a conquistare Brunilde per Gunther se in cambio lui gli concede la mano di Gutrune, assumendo il suo aspetto tramite il suo elmo magico. Ovviamente l'eroe riesce nell'impresa e avvengono le doppie nozze, ma Brunilde scoperto l'inganno pazza d'odio e di gelosia decide di vendicarsi di Sigfrido, proprio come voleva Hagen che in quanto figlio di Alberich brama il tesoro dei Nibelunghi. Egli quindi sobilla Brunilde che gli rivela il punto debole dell'eroe che quindi cade sotto la lancia dell'infame traditore. Una disperata e pentita Gutrune spiegherà poi alla cognata dell'inganno del filtro e ciò la porterà preda del rimorso a suicidarsi sulla pira funebre di Sigfrido e l'incendio che scaturirà da essa sarà distruggerà il regno degli dei costruito a caro prezzo nella prima giornata dell'opera... ed anche la corte dei Ghichibunghi che ha ospitato soggetti tanto indegni. Malgrado sia un'opera di fantasia, la Saga dei Nibelunghi può portarci a riflettere molto sui danni che avidità e l'arroganza possono portare. E' da essi che deriva la fine dei protagonisti e del loro mondo, molto più che dalla magia.
Riproponendo l'opera di traduzione e commento del Prof. Guido Manacorda (1879-1965), illustre germanista, critico letterario, traduttore ed accademico, la casa editrice "Le Lettere" ha fatto un immenso servizio a quanti, come me, desiderosi di conoscere l'opera di Wagner, sono stati sempre scoraggiati dall'ostacolo della lingua tedesca. Infatti, grazie a questa splendida traduzione ed all'irraggiungibile commento di Manacorda, mi è stato possibile superare questo ostacolo e approcciarmi finalmente a Wagner con mia enorme soddisfazione. Ci sarebbero molte cose da dire su "Il crepuscolo degli dei", ma per brevità sottolineo quest'unico aspetto, ovvero la possibilità, leggendone il contenuto, di immergersi pienamente nella religione germanica di cui l' Edda di Snorri Sturluson e quella "poetica" rappresentano probabilmente la maggiore fonte a noi giunta. Iniziative editoriali di questo tipo sono un servizio reso alla cultura e alla bellezza. Grazie.
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