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La versione originaria di questo lavoro apparve nel 1965 presso l'editore Morano di Napoli e fu poi ripubblicata trent'anni dopo da Laterza. Gli elementi di novità di quella odierna sono una nuova premessa, tre nuovi capitoli e alcuni nuovi paragrafi. Fisichella analizza il pensiero tecnocratico francese nelle sue due versioni più note, quelle di Saint-Simon e di Comte, guardando alla tecnocrazia per un verso con disincanto, senza illusioni utopistiche, ma per altro verso riconoscendone alcune virtù, che consisterebbero nel rispondere in modo adeguato e profondo agli aspetti più gravi della crisi sociale e politica moderna. Saint-Simon e Comte, nella riflessione di Fisichella, sono filosofi della crisi della società industriale e della crisi del potere, ma invece di rifiutare la modernità vagheggiando un ritorno al passato o di rifiutare il potere quale elemento indispensabile per l'organizzazione sociale, essi accettano e avvalorano la società industriale. Mentre il potere si è risolto, nella storia, in un'azione dell'individuo sull'individuo, il pensiero tecnocratico intende riorientarlo, all'insegna della competenza e dell'organizzazione, con l'intento di "dominare e combinare a scopo produttivo gli elementi della natura" e di prevenire la "dispersione delle idee, dei sentimenti, degli interessi". Si tratta, secondo l'autore, di questioni oggi più che mai vive, di fronte a una democrazia in declino, che "ha trasformato il pluralismo nell'esasperazione di tutte le spinte individualistiche e particolaristiche". Giovanni Borgognone
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