L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Siamo nel dilemma di dissonanza cognitiva, nella dimensione antropologica aggiuntiva della crisi in corso che ha natura strutturale: internazionale; modifica comportamenti di imprese e famiglie; aumentate disuguaglianze economiche dei redditi; aumento dell’indebitamento privato; trasmissione fra finanza e realtà; caduta della domanda e della produzione. Serve valorizzare: qualità e particolari bisogni locali rispetto ai vantaggi di scala e di costo associati alla produzione di massa. La financialization della società modifica le mappe cognitive delle persone e loro sistema di valori. Cause prossime della crisi: casinò dei muti ipotecari subprime; ideologia del greed market non free market, corporate scandals, entità fuori bilancio, wishful thinking; eccesso di leverage; abolizione della legge Glass-Steagall. Cause remote e strutturali della crisi: finanziarizzazione e tesi della doppia ermeneutica per la quale le teorie economiche sul comportamento umano incidono sullo stesso plasmando le mappe cognitive dell’agente economico, indicando la via che va seguita se si vuole conseguire in modo razionale lo scopo (massimizzazione). Presunta neutralità assiologica anche del criterio dell’efficienza che è strumento per un fine e non un fine in sé. Specificità della matrice culturale: è contraddizione di tipo pragmatico non logico. Nel passaggio post- modernità fanno fatica a stare assieme il principio democratico e quello capitalistico. Bisogna sostituire ai canoni scientific management quelli dello humanistic management. Qui serve una preparazione filosofica (per la distinzione tra razionalità e ragionevolezza): i giudizi di ragionevolezza sono orientati verso il valore. Ciò che è ragionevole è senza dubbio anche razionale, ma ciò che è meramente razionale non è sempre ragionevole . Una densa e chiara posizione e spiegazione di quell'approccio che viene indicato essere la scuola della economia civile. Anche chi opina deve passare per queste teorie.
Il primo importante elemento che emerge dalle considerazioni di Campiglio e Zamagni è che quella cominciata nel 2007 non era affatto una crisi congiunturale o regionale, ma era una crisi sistemica, legata ad un modo di pensare e di intendere l’economia e, di conseguenza, l’intera società. La trasformazione occorsa negli ultimi anni, che ha condotto dal capitalismo industriale al capitalismo finanziario, ha modificato strutturalmente e antropologicamente il modo di ragionare di uomini e donne del nostro tempo, ha cambiato i loro valori di riferimento in seguito alla “finanziarizzazione della società”. Questa deriva non è che l’apoteosi della logica dell’homo oeconomicus, dell’assunto indimostrato, ammantato di scientificità, secondo il quale l’egoismo liberista, il meccanismo del Trickle down, potesse diffondere il benessere tra tutti. Ciò che domina in questa mentalità economicistica è il «mito performativo», che non è solo il mito dell’efficienza, ma in maniera più filosofica è l’idea che qualsiasi cosa venga fatta, anche se scorretta da un punto di vista etico, diventa una strada percorribile, reale e vera per il solo fatto che è stata intrapresa. Zamagni ritiene che spetti alla società civile riprendere le redini di un processo sicuramente reversibile, ma che mette in campo notevoli energie per modificare un universo simbolico a partire dalle giovani generazioni in tema di economia. È necessario far passare l’idea che la crisi sia superabile collettivamente, ma occorre anche cambiare il modo di concepirla; essa non è un limite, ma un’opportunità che si dischiude se il pensiero si apre a nuove vedute, a opzioni che l’angusta mentalità calcolante non può prevedere.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore