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VOLUME PRIMO
Quando Immanuel Kant dichiarò che "da un legno così storto come quello di cui è fatto l'uomo non si può costruire nulla di perfettamente diritto", disse una cosa nient'affatto assurda.
Isaiah Berlin
La Critica della capacità di giudizio (1790) è l'ultima delle tre grandi Critiche che hanno rivoluzionato in maniera radicale il nostro modo d'intendere la conoscenza umana. In essa Kant prende in considerazione, appunto, la capacità di giudizio, ossia la facoltà intermedia tra l'intelletto e la ragione, oggetto rispettivamente della Critica della ragione pura (1781) e della Critica della ragione pratica (1788). La traduzione che qui si presenta, a cura di Leonardo Amoroso, si caratterizza per la rigorosa aderenza all'originale tedesco, riprodotto come testo a fronte, per l'attenzione con cui tiene conto delle precedenti traduzioni italiane delle opere di Kant e anche per il coraggio con cui se ne discosta quando appare opportuno.
Di IMMANUEL KANT (Königsberg 1724-1804) la BUR ha pubblicato: Critica della ragione pura, Critica della ragione pratica, Fondazione della metafisica dei costumi, Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime, Per la pace perpetua, I sogni di un visionario spiegati coi sogni della metafisica.
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VOLUME SECONDO
Coloro che oggi trovano la filosofia troppo "tecnica", sono gli stessi che non avrebbero trovato il tempo o l'interesse per seguire le lunghe catene del ragionamento socratico o per leggere una delle Critiche kantiane.
Hilary Putnam
Ciò che può dare davvero senso al mondo è, per Kant, solo il fine morale, ma questo fine resterebbe lontano e irrealizzabile se la natura stessa non fosse altro che una macchina e non contenesse in sé nemmeno una traccia di senso. Un fiore, per esempio, è sì un oggetto naturale che, come tutti gli oggetti naturali, sottostà a certe leggi fisiche, ma è anche altro. Può essere guardato non solo con gli occhi del fisico, ma anche con gli occhi del botanico, o con quelli dell'artista. In questi ultimi casi, il fiore rivela un senso che non può essere riportato semplicemente al suo essere un oggetto naturale al pari di qualsiasi altro: è qualcosa che suscita un sentimento di contemplazione per la sua bellezza, è un organismo vivente, le cui parti sono in un rapporto organico tra di loro e col fiore nella sua interezza, è quel fiore specifico, che presenta affinità e differenze rispetto ad altri fioriDall'Introduzione di Leonardo Amoroso
LEONARDO AMOROSO insegna Estetica presso il Dipartimento di filosofi a dell'Università di Pisa. Ha tradotto, tra l'altro, opere di Stirner, Nietzsche, Heidegger e, di Kant, ha curato l'edizione della Logica pubblicata da Laterza.
Autore: Immanuel Kant; Titolo: Critica della capacità di giudizio; Editore: Rizzoli; Data: 1995; EAN-13: 9788817170550. Rizzoli (Bur); 1995; 9788817170550; Due volumi in brossura e astuccio editoriale. Testo a fronte; 18 x 11 cm; pp. 897; A cura di L. Amoroso ; qualche sottolineatura a matita e leggeri segni d'uso generali all'astuccio, interno buono; Buono (come da foto). ; La «Critica della capacità di giudizio» (1790) conclude la triade critica di Kant. Se la «Critica della ragione pura» (1781) è dedicata ai fondamenti dell'esperienza teoretica e la «Critica della ragione pratica» (1788) a quelli dell'esperienza morale, questa terza «Critica» connette in certo modo i loro ambiti: natura e libertà. Lo fa, nella sua prima parte, ricercando i fondamenti di un'esperienza di tipo peculiare e dal valore esemplare: quella estetica (e trattando così del bello, del sublime e dell'arte) e, nella sua seconda parte, indagando forme e livelli di una teleologia della natura e della cultura. Coronando e approfondendo in tal modo la critica trascendentale, quest'opera può ben essere considerata il cuore del sistema filosofico di Kant, di cui aiuta a riscoprire la ricca vitalità spesso occul-tata negli appiattimenti scolastici. La nuova traduzione qui proposta (accompagnata da un'introduzione filosofica e da un'avvertenza filologica) si caratterizza per l'aderenza all'originale e per la costanza terminologica, tiene ampio conto della tradizione delle traduzioni italiane di Kant, ma ha anche il coraggio di discostarsene quando è apparso opportuno, a cominciare dal titolo stesso dell'opera (che finora era stato reso con «Critica del Giudizio»).; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
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