Le scarpe al sole. Cronache di gaie e tristi avventure di alpini, di muli e di vino

Mettere le scarpe al sole, nel gergo degli alpini, significa perdere la vita in battaglia e di alpini che muoiono colpiti da un proiettile o dilaniati da una bomba ce ne sono tanti in questo libro scritto da Paolo Monelli, un riuscitissimo diario sulla sua esperienza di vita nel corso della Grande Guerra. Considerata l’epoca, nel pieno del ventennio, ci sarebbe da aspettarsi nel libro di Monelli l’esaltazione dei valori patriottici, il richiamo al popolo guerriero, una retorica assidua, e invece non è per fortuna così. Passo ovviamente all’esame del testo, e dico subito che a un iniziale sconcerto per lo stile che mescola, apparentemente alla rinfusa, riflessioni, ispirazioni poetiche, anche versi, gerghi militari e dialetti, è seguita una crescente attenzione, perché pagina dopo pagina si è aperto quello che è il sottotitolo (Cronache di gaie e tristi avventure di alpini, di muli e di vino), un mondo tutto nuovo in cui all’atrocità della guerra si contrappone un cameratismo in cui la solidarietà è un obbligo sentito; inoltre si combatte, rassegnati, sovente anche motivati, ma senza odio verso il nemico che anzi si considera un’altra vittima di decisioni che vengono dall’alto, fra una bevuta e l’altra di vino, l’autentica benzina che fa andare avanti un motore umano che altrimenti scapperebbe a gambe levate. Si beve insieme e si muore insieme, si patisce il freddo dell’inverno, ci si inzuppa con le piogge autunnali, non si ama la guerra che però viene considerata una necessità per raggiungere lo scopo di un’Italia più ampia e diversa. Il protagonista principale, il tenente Paolo Monelli, partecipa e registra poi sul suo diario, descrive l’orrore, ma anche la bellezza della natura, va all’assalto senza odio, ama i suoi compagni e detesta gli imboscati, è un uomo a cui con il conflitto è sottratta la giovinezza e che matura amaramente giorno dopo giorno. Le scarpe al sole è un libro molto bello, che non esalta mai la guerra.

Davvero una sorpresa! Cominciato a leggere principalmente perchè ambientato nei posti dove vivo, ho scoperto un'opera che davvero meriterebbe maggior fama. Non è una semplice memoria scritta da un soldato, in quanto l'autore ha evidenti qualità scrittorie, riesce a far appassionare, alterna parti tragiche a parti estremamente divertenti, e alterna agli avvenimenti bellici considerazioni generali sulla vita. Consigliatissimo.

Invidio all'autore l'aver cesellato la prosa come fosse poesia. Trova quell'aggettivo che è perfetto per quell'immagine e lo inserisce nel testo nel miglior punto. Dispiace che, per quanto ne sappia, non sia così famoso e letto...