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Bel libro, offre una panoramica della storia dei consumi delle diverse classi sociali, a partire dalla produzione delle merci, per arrivare agli accordi economici, alle guerre commerciali, alla colonizzazione e alla critica degli intellettuali alla società consumistica.
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Capuzzo si cimenta con successo in un compito tanto impegnativo quanto necessario: fornire al lettore italiano un contributo capace di sintetizzare in forma originale la marea di studi che si vanno affollando sugli scaffali delle biblioteche intorno alla storia dei consumi. L'originalità della proposta si manifesta anzitutto nelle coordinate temporali adottate. Rielaborando le varie ipotesi emerse a opera di modernisti e contemporaneisti, il contemporaneista Capuzzo ha scelto di respirare profondo e concentrare la sua attenzione sulla lunga fase, compresa tra la metà del Seicento e la prima guerra mondiale, nella quale, afferma, si delineano "quei crinali di lungo periodo che costituiscono la cornice entro la quale è andato crescendo e modificandosi il paesaggio novecentesco del consumo". In secondo luogo, la prospettiva adottata è quella di vedere i consumi europei come una sfera relativamente autonoma, ma da considerare "in stretta relazione con le sfere della produzione e della commercializzazione". Infine, sottesa a questa ricostruzione comparata è "l'idea che il consumatore non sia un terminale passivo di un processo di manipolazione dei suoi desideri, ma che intrattenga con i beni un rapporto attivo e aperto, capace di costruire i propri significati". Ma va subito aggiunto che, lungi dal perdersi in vaghe perlustrazioni culturaliste, l'autore è invece sempre molto attento ai contesti e dunque alle differenze e pluralità di esperienze considerate nei cinque capitoli, che spaziano, in modo fluido, dall'età dell'espansione coloniale, ai consumi borghesi ottocenteschi, e a quelli operai.
Ferdinando Fasce
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