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Innanzitutto lo ho letto due volte, perché leggerlo é un vero piacere. Si "vede " la Firenze del 1300,il formicolio degli operai sulla cupola, sempre più alta,sempre più ardita. Le macchime di Brunelleschi che alzano blocchi enormi di marmo, per depositarli nelle loro posizioni a circa 100 metri di altezza. Sono fatti veramente incredibili pensandoli a quell'epoca. Il libro é bello, emozionante;presto lo rileggerò ancora.
Per noi il Cupolone è la cupola di Brunelleschi di Santa Maria del Fiore. E’ Firenze. Ed è emozionante rivederla ogni volta da Piazza dell’Annunziata in fondo a Via dei Servi. Da seicento anni la meraviglia che suscita è immutata. E a ragione. Essa è davvero un’opera prodigiosa. Ai fiorenti del ‘400 doveva apparire miracolosa. La sua costruzione racchiude segreti che sfidano la nostra capacità di capire e stimolano la nostra riflessione. In questa direzione, il libro di Ross ci guida in modo illuminante ed appassionante. E’ ben noto che Brunelleschi costruì la cupola senza far uso della centina, l’usuale impalcatura di legno utilizzata per costruire archi e volte. Questa scelta non fu certo una bravata. Fu un’esigenza dettata da motivi tecnici ed economici. Progettare e costruire una centina delle dimensioni necessarie poneva di per sé enormi problemi ingegneristici. Il cupolone è una struttura complessa. Un suo modello matematico richiederebbe la risoluzione di complesse equazioni differenziali non lineari. La soluzione approssimata di queste è possibile solo grazie all’uso massiccio del computer. Dunque, il cupolone pone problemi progettuali difficili che oggi come allora richiederebbero scelte geniali basate anche sull’intuito, frutto dell’esperienza costruttiva e dell’uso di modelli.
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