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Romanzo d’avventura e di mistero, è la storia di un giovane archeologo e di un gruppo di suoi amici che si ritrovano in Puglia, ad Otranto, nell’estate del 1979, e partecipano agli scavi diretti dalla British School at Rome. In quell’occasione si imbattono nel ritrovamento di un reperto che li porta a scoprire qualcosa che la Chiesa preferirebbe non divulgare. Inizia così un’avvincente caccia al tesoro. Vittorio e compagni si troveranno a percorrere a ritroso la storia, inoltrandosi lungo i cammini dei pellegrini medievali e tra le rovine di fortezze sperdute nei deserti della Terra Santa, intuendo di essere sulle tracce di alcune delle reliquie più sacre della Cristianità. La ricerca dei nostri ragazzi risveglia infatti l’interesse di un gruppo di oscuri personaggi che, dopo secoli di attesa, vuole portare a compimento una vendetta a lungo covata e per questo è disposto anche ad uccidere. Perrera passa in rassegna episodi poco noti della storia della Terra d’Otranto:i più attenti intuiranno che la vicenda narrata nasconde alcune ipotesi, per esempio, sul periodo buio della Sindone che va dal 1205 circa al 1353.Ma non è la Sindone la reliquia sulle cui tracce si sono lanciati i nostri amici:lo scoprirà il lettore,a poco a poco.E Vittorio Perrera, nella sua storia, ha anche accennato alle tecniche, in quegli anni ancora empiriche e pionieristiche che oggi chiameremmo archeologia ed antropologia forensi.Vittorio Perrera è uno “scrittore immaginario”, è infatti il protagonista del romanzo che si è fatto “scrittore”. Dietro di lui si cela l’identità di Pier Francesco Liguori, un antropologo salentino,e probabilmente per questo la scrittura di Perrera non solo è essenziale, ma scarna. Più che un romanzo è infatti una cronaca, le annotazioni di un “Giornale di scavo” riportate in “bella”. Vittorio Perrera è abituato a stendere relazioni, comunicazioni scientifiche, a fare il punto della situazione. Ambientata nei primi anni 80,senza sesso nè prufusioni di sangue,è una storia appassionante e di facile lettura.
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