Estasi. La signora del labirinto e il dio degli eccessi

Ci sono libri che si leggono. E poi ci sono libri che ti leggono dentro. Estasi è uno di questi. Ariadne non è più soltanto la fanciulla abbandonata su una spiaggia che conosciamo tutti dal mito. È la donna che impara a camminare a piedi nudi sulle macerie del proprio destino, che si guarda dentro e sceglie di ricominciare. È la voce di tutte le volte in cui ci siamo sentite perse, spezzate, eppure ancora capaci di amare. Non più vittima del filo, ma sua custode. Non più prigioniera del labirinto, ma Signora di sé stessa. Dioniso entra nella sua vita come tempesta e respiro. Lui non la salva: la vede. La spinge a liberarsi dalle catene invisibili, a riscoprire la sacralità del piacere, la follia del vivere pienamente. Con lui, Ariadne riscopre la verità più primordiale: che l’amore non è mai solo dolcezza, ma anche distruzione, rivelazione, ritorno a sé. È un dio che si fa carne, che si abbassa per amore, e in quel gesto — quasi umano — diventa eterno. Ho amato profondamente il modo in cui Dioniso la accompagna in questo percorso: non come un seduttore, ma come un riflesso di ciò che è più selvaggio, vero e viscerale nella vita. Il loro amore sboccia con naturalezza, lento e inarrestabile, e si respira in ogni pagina. Mi ha fatto ridere, sorridere, e anche piangere. Lo stile di Arianna, per il suo esordio, merita un applauso sincero. Ero in blocco da mesi, e lei, con la sua voce delicata e poetica, è riuscita a riportarmi la voglia di leggere. La sua scrittura è fluida, visiva, sensoriale. Ho sentito il sale dell’isola sulla pelle, l’odore dell’uva che fermenta, il calore del fuoco, il percuotere dei tamburi che scompiglia i pensieri. Mi sono sentita parte del Tiaso. Non è solo una storia d’amore. È una rinascita. È l’estasi di ritrovare sé stessi quando tutto sembra perduto.