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Questo libro si colloca in quel filone storiografico del recupero di momenti cruciali della memoria nazionale che talora torna sui principali quotidiani, sia pure secondo logiche connesse più con la polemica politica che con la ricerca storica. La memoria che Miniero recupera dall'oblio è quella della Grande guerra, che in Italia vacilla al punto che la ricorrenza del 4 novembre ha smesso ormai da tempo di essere celebrata secondo i canoni tradizionali, sebbene mantenga tracce ben visibili nel nostro come in altri paesi europei, in genere legate ai monumenti al milite ignoto. Con uno stile che acquisisce incisività quando riprende le cronache del tempo, Miniero ricostruisce come giornalisti e letterati "elaborarono retoriche e stereotipi che divennero parte integrante della costruzione della memoria di guerra e [come] le loro storie si impressero nella memoria collettiva dei rispettivi Paesi", dando voce a un'esigenza determinata "dalle dimensioni stesse del lutto" di una guerra "che per più di quattro anni aveva martoriato il continente e cancellato un'intera generazione". L'autore esplora così quanto accaduto, oltre che in Italia, in Inghilterra e in Francia, concentrandosi su quelle cerimonie che ebbero "il compito di celebrare la vittoria e di favorire, nel tempo stesso, le strategie di elaborazione del lutto individuale e collettivo". Il racconto è corredato da foto d'epoca di forte impatto visivo, e la loro collocazione alla fine del volume, se da un lato fa perdere l'aggancio immediato con le vicende narrate, dall'altro fornisce, attraverso la serrata sequenza delle immagini, uno sguardo d'insieme di grande efficacia. Di quell'inutile strage Miniero ci restituisce, in modo rigoroso e documentato, quel che resta.
Romeo Aureli
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