Continuità e discontinuità. Oscillazione visibile quando si ha a che fare con una storia che ha alternato in centocinquant'anni tre formazioni politiche, peraltro non sempre con conclamati mutamenti di assetto costituzionale, come nel caso del passaggio dallo stato liberale alla dittatura fascista. La ricerca degli elementi di continuità tra fascismo e Repubblica diventa ancora più interessante dal momento che la cesura tra le due esperienze politico-istituzionali è netta e inequivocabile. Il tema centrale del volume di Zaganella è infatti l'analisi delle analogie e delle persistenze nei modelli, ma anche nelle persone, delle politiche di sviluppo in campo agricolo fra gli anni trenta e cinquanta. Il libro sfata poi il mito di un fascismo esclusivamente, o anche prevalentemente, ruralista e conservatore, dovuto a un'eccessiva attenzione alla figura di Arrigo Serpieri a scapito di una disamina attenta di chi, come Giuseppe Tassinari, guidò la politica agraria del regime mussoliniano nella seconda metà degli anni trenta e legò sviluppo agricolo e sviluppo industriale. Da notare lo strano paradosso di molti tecnici italiani che promuovevano una cultura economica liberale in un contesto politico illiberale, ma non chiuso al confronto internazionale. La bonifica integrale ha rappresentato un modello di gestione del territorio che fu apprezzato anche dagli Stati Uniti e dall'Europa. Da segnalare, infine, l'eredità della politica di "assalto al latifondo", sperimentata dal fascismo nella Sicilia dei primi anni quaranta e tale da spingere all'antifascismo la mafia latifondista. Grazie a quella eredità, Medici, allievo di Tassinari, e senatore democristiano, contribuì alla legge stralcio del 1950, nota come riforma Segni, ministro dell'Agricoltura. Danilo Breschi
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