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Con il sottotitolo: un'ossessione per il XXI secolo? Peppino Ortoleva pubblica nel 2012 questo interessante saggio, ricco di domande e suggestioni e con qualche ipotesi come risposta. Se il XX secolo ha avuto come centrale il discorso del sesso, con la sua liberalizzazione e conseguente banalizzazione, non è che siamo entrati nel nuovo secolo con una diversa idea di cioè che è ludico, in una dimensione nuova che l'autore chiama ludicità? Tutto è un gioco. Anche la guerra lo è diventato da quando i droni che colpiscono il Medio Oriente sono pilotati da qualche parte degli USA ed è come se si fosse in un videogame.
In questo interessante “piccolo libro”, Peppino Ortoleva ipotizza una trasformazione sociale ed etica del comportamento umano che, nel giro di un secolo circa, avrebbe sostituito l'ossessione ideologica e comportamentale riguardante il sesso, con quella, altrettanto totalizzante e abbacinante, della ludicità. Il percorso teorico attraverso cui Ortoleva conduce il lettore, in pagine acute e ironiche, vivaci e pungolanti, prende l'avvio dagli inizi del 900, quando il tema della sessualità emerse prepotentemente sia nella vita pubblica sia nella sensibilità privata degli abitanti del mondo occidentale. Prima Freud, poi Reich, per arrivare a Marcuse e a Foucault, esplorarono i meandri del comportamento sessuale, con l'intenzione esplicita di emanciparlo da secoli di repressione, facendone uno strumento di liberazione personale e politico. Da allora, questo processo di sessualizzazione si è andato enfatizzando, attraverso la progressiva e provocatoria spogliazione dei corpi, la pratica extramatrimoniale, la diffusione dei metodi contraccettivi, la pornografia e il turpiloquio, la trasgressione e la mercificazione dei rapporti, il ricorso a tecniche chirurgiche e farmaceutiche per potenziare le performances amatorie: fino all'attuale banalizzazione e alla caduta del desiderio in larghi strati della popolazione. Il sesso assume oggi sempre di più un carattere virtuale, nella vita erotica si introducono modelli ludici che spianano la strada a stili di vita e a rapporti interpersonali più leggeri e inconsistenti, più “giocati”. Dall' homo eroticus all'homo ludicus, che dedica grande parte del suo tempo e della sua immaginazione al gioco (videogames, casualgames, parchi tematici, giochi d'azzardo, riti goliardici e carnevaleschi, sfide fisiche, social network), interpretabile come risorsa e liberazione da schemi costrittivi, ma anche come rifugio e alienazione deresponsabilizzante.
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