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La dama sciocca - Lope de Vega - copertina
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Dettagli

1996
18 gennaio 1996
296 p.
9788831759014

Voce della critica


recensione di Poggi, G., L'Indice 1996, n. 7

Chi è la "dama sciocca" ovvero, come nell'originale spagnolo, la "dama boba"? È Finea, una ragazza da marito la cui vicenda può riassumersi in due rapidi tratti: poco sale in zucca e molti beni in dote. All'inverso la sorella Nise, pur non potendo vantare un ricco patrimonio, è saggia e intellettualmente emancipata. Il destino, o meglio il gioco degli equivoci sapientemente dosato dai meccanismi propri della commedia aurea, farà in modo che sia il pretendente di Nise, Lorenzo, a impalmare Finea (divenuta nel frattempo, sotto l'influsso dell'amore, accorta e raffinata) e che Liseo, già promesso sposo di Finea, finisca per invaghirsi, ricambiato, della più colta sorella.
Su questo schema scontato, intercambiabile e vagamente favolistico (il rapporto speculare tra sorelle è, si sa, uno dei più sfruttati motivi archetipici) si basa la commedia di Lope de Vega: una delle tante che ora vede la luce in un'edizione italiana curata da Maria Grazia Profeti, che di Lope de Vega è un'appassionata esperta e del teatro spagnolo un'indiscussa autorità. Esperienza e autorità che lo studio introduttivo al volume riflette in pieno, non solo per l'attenzione dedicata ai problemi ecdotici della commedia (primo fra tutti il rapporto fra manoscritto e stampa, riconsiderato dalla Profeti alla luce della dinamica propria del testo teatrale aureo), ma anche per la prospettiva retorica in cui essa viene analizzata e che è quella, singolarissima, di un petrarchismo reso maniera, di un lirismo cristallizzato in scene e azioni quotidiane, di un "cultismo" che, se da un lato vorrebbe smentire i presupposti della difficoltà, dall'altro si premura di divulgarli, rielaborarli nelle loro immediate ripercussioni.
Spia di quest'atteggiamento volto a interessare il pubblico, ma anche a renderlo partecipe di un'esperienza letteraria allargata, sono i riferimenti libreschi contenuti nella "Dama sciocca" e soprattutto quelle allusioni al parlare oscuro che, se si pensa alla data di composizione della commedia (1613), non possono non rimandare alla controversia che segn•, formalizzò quasi, il proverbiale conflitto fra il suo autore, già teorizzatore di una "comedia nueva", e G¢ngora, il poeta di Cordova cui toccò, proprio in quegli anni, la difesa di una "nueva poesia". Allusioni che non impediscono al drammaturgo di riciclare frammenti di lirica gongorina nella "Dama sciocca", n‚ di aggregare la molteplicità dei suoi toni attorno a un sonetto di ispirazione neoplatonica. Su questo sonetto, cui lo stesso Lope affiderà, in altri luoghi della sua opera, le sue argomentazioni anticultiste, si sofferma giustamente la Profeti a indicare sia il costante travaso di codici lirici e drammatici connotante il teatro aureo, sia sull'abitudine alla riscrittura e all'autocommento che investe, nel barocco, il concetto stesso di letteratura.
L'attenta traduzione di Rosario Trovato è la prima traduzione in versi della commedia, condotta con leggerezza, rispettando la dialettica in essa stabilita fra registri alti e quotidiani, tra amore e denaro, tra ideali filosofici e lessico pseudoscientifico (come quello astrologico, da intendere in contrappunto con la dottrina della predestinazione celeste). Rispettando, insomma, quella varietà di modulazioni metriche e linguistiche che lo stesso Lope prescriveva per il testo drammatico e che, nella commedia in questione, è la "dama sciocca" a interpretare, passando da un'insipienza che non le concede di andare oltre la lettera delle parole a una consapevolezza che le consente, non solo di simulare, a fini amorosi, una presunta ignoranza, ma anche di attingere a un repertorio metaforico sempre più elaborato. Come quando, con un'immagine di ascendenza teresiana e ancora neoplatonica, paragona la sua anima a un grande spazio tappezzato di specchi che riflettono l'amato (vv. 2407-2418).
Tanto può, ora come allora, il linguaggio, specie quando a impadronirsene sono le donne: anche quelle che sono - o fingono di essere - sciocche.

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Conosci l'autore

Lope de Vega

(Madrid 1562-1635) drammaturgo e poeta spagnolo.La vita Dimostrò assai precocemente le sue straordinarie doti: a cinque anni leggeva il latino, improvvisò versi prima di saper scrivere, a quattordici anni scrisse la sua prima commedia. Nel 1583 partecipò alla conquista dell’isola Tercera; andò quindi al servizio del marchese de las Navas. In quel periodo ebbe una relazione con Elena Osorio (la «Filis» dei suoi versi), che finì per preferirgli un amante più ricco: Lope fece allora circolare scritti satirici contro la potente famiglia di questi, i Velázquez, attirandosi nel 1588 una condanna a otto anni di esilio. Poco prima aveva rapito Isabel de Urbina («Belisa»), che sposò poi per procura. Partecipò alla spedizione dell’Invencible Armada; al ritorno, si stabilì a Valencia con la moglie. Trasferitosi...

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