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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2006
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In una realtà sempre più multietnica come quella del giorno d’oggi, troppo spesso voltiamo la faccia, chiudiamo gli occhi, tiriamo la mano indietro anziché porgerla a chi ha veramente bisogno di aiuto (perché purtroppo, al giorno d’oggi, ci sono ancora troppe disuguaglianze economiche, sanitarie, ecc) spinti dal pregiudizio, dal fatto che chi ci chiede aiuto è “diverso” (ma poi diverso da cosa, da chi?) e ci meravigliamo se, quelle volte che diamo aiuto, l’altra persona è restia e non si fida. Ma cosa succede, invece, se il muro della diffidenza si rompe e fa passare chi vuole veramente aiutare? Una cosa bellissima, come si può leggere nel libro di Anthony Flacco “La danzatrice bambina”, tratto da una storia vera!
Per essere il racconto di una storia vera piace e coinvolge. Interessa soprattutto perché è una testimonianza di fatti realmente accaduti, di atti di generosità senza calcoli che fanno capire "che il beneficiario è chi fa il regalo". La narrazione, più giornalistica che romanzata, a volte sembra arenarsi in ripetizioni senza delle quali forse avrebbe avuto un ritmo più sciolto e accattivante.
Non è un capolavoro ma, se lo si legge senza essere obnubilati da fanatici pregiudizi antiamericani, non si può fare a meno di tifare per la piccola, coraggiosa Zubaida e di apprezzare lo slancio umanitario che, a dispetto di tutto e di tutti, può esistere anche tra gli Yankee. La prosa è scorrevole e, per buona parte del libro, il ritmo è sufficientemente veloce da non stancare. L'ho letto in tre sere. Buono
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