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                            Anno edizione: 2021
                        
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Viviamo in un'epoca che sembra vergognarsi della fisicità del corpo:"I peli, gli odori e gli umori sono ossessivamente respinti nella vita quotidiana", quasi alla ricerca di un'ascetica immaterialità, glabra e profumata, in dieta perpetua, in estenuante esercizio fisico alla ricerca dell'asciuttezza, "il più lontano possibile dll'animalità". Tutto ciò che è ripugnante e materiale viene bandito nell'esistenza, nelle attività e nei rapporti di tutti i giorni per vedersi recuperato, invece, e vistosamente, provocatoriamente, nelle manifestazioni artistiche di avanguardia, e nei luoghi ad esse deputati: gallerie, esposizioni, musei. Il critico francese Jean Clair bacchetta severamente quest'arte del disgusto e della degradazione, che sembra imperare nella cultura mondiale degli ultimi trent'anni, e lo fa con argomenti di notevole spessore filosofico, e con una verve polemica che non teme di additare nomi ed esempi concreti: Gober, Serrano, Ofili, West, Muehl, Nebreda. A cominciare da quello straordinario e istrionesco capofila che fu Duchamp, di cui in questo volume sono riprodotti il famoso orinatoio e la Gioconda con i baffi. Spaziando da Dante a Nietzsche, dalla teologia alla psicanalisi, dai catari al nazismo, Jean Clair si pone e pone al lettore domande fondamentali e irrisolte:" Perché è diventato comune, per gli artisti di fine Novecento, impiegare nelle loro opere materiali come capelli, peli, pezzetti di unghie, e addirittura secrezioni e umori, sangue, saliva, muco, urina, sperma, sanie, pus, escrementi?..Può esistere un'arte simile? E se esiste, come ammetterla in un'esposizione destinata al pubblico? Un'arte che mette in scena il proprio stato di abbandono, fino al rilassamento degli sfinteri, che altro fa, a questo punto, se non dare il segnale della sua morte clinica?" Un libro insuperato del 2004 che ha ancora moltissimo da dire e da insegnare oggi.
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