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Rusconi il Prussiano è senza dubbio un grande esperto di Clausewitz. L'introduzione è francamente la cosa migliore, ed è sostanzialmente più sintetica e chiara del saggio Einaudi che Rusconi ha pubblicato sul generale. Anzi, da un certo punto di vista il lettore di "Clausewitz il prussiano" potrebbe a buon diritto sentirsi truffato per la ripetizione del contenuto, per la migliore esposizione e per il prezzo più basso. Ma il problema è un altro. Le cesure del testo operate da Rusconi sono arbitrarie. Non si capisce ad esempio perché il primo libro sia così maltrattato, visto che è l'unica sezione del "Vom Kriege" che può definirsi compiuta: Clausewitz si ammalò di colera prima di terminare l'opera, ma nelle sue lettere alla moglie definisce quella sezione sostanzialmente completa. E Rusconi invece taglia secondo i suoi gusti, o comunque secondo un criterio che resta implicito. E, quel che è peggio, le cesure applicate non sono mai indicate nel testo, sostituite da qualche vaga segnalazione all'inizio dei capitoli o dei libri brutalizzati. Non si sa, insomma, dove finisca Clausewitz e dove inizi Rusconi. Questo è il più grosso limite del libro. Un vero peccato che l'Einaudi non voglia pubblicare l'opera integrale di Clausewitz, dato che il tascabile Mondadori è abbastanza frettoloso e ha una traduzione troppo datata, risalente al 1940. Peccato anche perché "Della guerra" sarebbe un pendant perfetto, anzi necessario, degli ormai einaudiani Tolstoj e Gandhi. Un'occasione sprecata.
da evitare. diffidate dai bignami, leggetevi l'originale...
Un libro fondamentale, per chi si interessi di strategia ( in tutte le varie forme ). Indicato per i manager. Purtroppo questa edizione è troppo ridotta ( capitoli riassuntati ) e la prefazione è sproporzionata (enorme ) rispetto al contenuto effettivo del libro . In ogni caso puo' essere un discreto acquisto.
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