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Recensioni Il demone. Magdeburg

Il demone. Magdeburg di Alan D. Altieri
Recensioni: 4/5
Intrighi, duelli, sfide, eresia. Un monumentale affresco della Guerra dei Trent'Anni e dell'Europa del XVII secolo.

1631. L'eretico in nero e il principe dei dannati: lo scontro finale al cuore della nazione germanica.

"Emerse dalla polvere. Profezia e sterminio. Un uomo in una giubba colore della tenebra, su un cavallo da guerra colore del metallo. Un viandante. Nient'altro che un viandante in nero. Cavalcò nel sole accecante della strada dell'eresia. Condusse il destriero attraverso l'altopiano flagellato dal vento. Da due venti. Uno spirava dal nord, trascinando l'agonia dell'inverno. L'altro soffiava da est, segnando il risorgere della primavera. Una lotta senza fine per un regno senza inizio."

Nazione germanica, Anno Domini 1631. L'illusione della pace svanisce con le nevi dell'inverno. Una primavera improvvisa e cruda tramuta la terra tedesca in una desolazione desertica. Venti torridi flagellano vallate e altopiani. Orde di corvi sono in attesa del banchetto a venire. Non dovranno attendere a lungo. La guerra eterna torna a esplodere. Magdeburg, città del destino e della dannazione, è nuovamente sull'orlo dell'abisso. A disperata difesa, le forze luterane sostenute dal Re di Svezia, ma ancora prive dell'appoggio militare dei principi germanici contrari all'assolutismo asburgico. In feroce attacco, l'esercito dell'Impero cattolico, migliaia di uomini allo stremo a causa di stenti, pestilenze, diserzioni. Un esercito ridotto a una macabra torma barbarica. Da ambo le parti, dominano niente altro che desiderio di morte e voglia di strage. Reinhardt von Dekken, un tempo temuto, rispettato principe di Turingia, è ormai un reietto. Il suo declino tra i pari di Germania appare inarrestabile. Il suo disegno di potere assoluto è disgregato. Perfino la sua terra, troppo a lungo risparmiata dalla furia del conflitto, si trova ora sotto una minaccia incombente. Quella di Albrecht von Wallenstein, signore della guerra eterna, teso alla ricerca di una torbida riscossa egemonica. Sordo a ogni appello di ragione, preda di un'ossessione demente, Reinhardt von Dekken compie la scelta estrema. Abbandonare il suo castello, trascinare il suo esercito, e se stesso nell'abisso della guerra eterna.)
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