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Descrizione


George L. Mosse (1918-1999) è stato uno dei maggiori storici del nazismo e del fascismo, di cui ha profondamente rinnovato l'interpretazione. Il libro è un racconto affascinante e scorrevole di una vita fuori del comune che attraversò tre continenti ed è anche la storia di molti dei maggiori eventi del secolo scorso. L'autore lo scrisse negli ultimi mesi della sua vita. Vi descrive la sua infanzia nella Berlino di Weimar, il suo esilio a Parigi e in Inghilterra, la vita di collegio e di studio a Cambridge, il secondo esilio negli Stati Uniti, i lunghi soggiorni a Londra e Gerusalemme e affronta questioni di identità personale, come l'essere ebreo e sionista.
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Dettagli

2004
22 gennaio 2004
320 p., ill.
9788842068129

Valutazioni e recensioni

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Alberto
Recensioni: 5/5

La recensione qui sopra non rende giustizia del lavoro di storico di Mosse. Se nei suoi libri più famosi "le origini culturali del III Reich" e "la nazionalizzazione delle masse", tanto per citarne alcuni, dobbiamo trarne una lezione è proprio che il movimento nazionalsocialista aveva come retroterra culturale il "romanticismo", "l'ideologia volkish", "il ritorno alla comunità", "l'ideologia della restaurazione", "la rivoluzione coservatrice" in diretta polemica con l'illuminismo, la rivoluzione francese, il liberalismo, il socialismo, il positivismo, la democrazia. Da leggere insieme a "comunità, la morte e l'occidente" di Losurdo unitamente al suo ultimo libro su Nietzsche.

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Voce della critica

"Può darsi che il mio principale contributo in quanto storico sia stata l'esplorazione del perché la cultura sia andata così spesso a braccetto con la catastrofe". Ed è nelle zone oscure, di perversione e perdizione morale del Novecento, figlio del secolo del progresso e nipote del secolo dei Lumi, che George Mosse ha scavato con l'apparente disinvoltura di un apolide roditore di biblioteche. Geloso custode della propria "estraneità" e curioso di quelle altrui, egli ben sapeva quanto l'orrore sia spesso esploso sotto le vesti della rispettabilità, delle impeccabili regole borghesi dei comportamenti e della morale necessari al mantenimento della coesione e del funzionamento delle nostre società. Divorato dal demone della ricerca, egli imparò a conoscere la natura inafferrabile e ubiqua, inegualmente disseminata sui campi di battaglia. Lungi dal coincidere con il bello e con il bene, la verità è nella storia e dunque "soltanto la storia dice ciò che l'uomo è". Questo obbliga a ispezionare gli interstizi delle vicende dell'uomo, così come dei suoi miti e simboli, con sensibilità da antropologo della cultura. Nazismo e razzismo sono stati studiati dallo storico ebreo-tedesco (e americano d'adozione) perché la razionalità della vittima non poteva non accettare la sfida lanciata dall'insensatezza del gesto del carnefice. L'obiettivo perseguito, come del resto l'esito concreto delle ricerche condotte da Mosse, non ha mai inteso razionalizzare l'assurdo. Da questa autobiografia si ha l'ennesima conferma di come la furia distruttrice della prima metà del Novecento abbia provocato in alcuni dei sopravvissuti gli anticorpi indispensabili a far sì che l'uomo non sia sempre vittima del suo simile.

Danilo Breschi

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