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Tanto vale dirlo subito, senza inutili preamboli: Andrea Vitali non è un artista, ma un artigiano della penna che confezione romanzi atti a far trascorre qualche ora senza necessità di spremersi le meningi, insomma la sua è una narrativa di evasione, basata sugli equivoci, un po’ come certe commedie francesi del XIX secolo a cui attingono spesso e volentieri gli autori di opere dialettali. Si sorrise, si ride anche, ma alla fine, stringi stringi, ci si accorge che sono buone solo per trascorrere un po’ di tempo in spensieratezza. Vitali ha compreso bene cosa desidera un pubblico che non vuole impegnarsi più di tanto e ha fatto la sua fortuna; tuttavia, se mediamente la qualità dei suoi romanzi è discreta, talvolta sembra svagato, poco interessato alla scrittura ed è allora che nasce un libro men che mediocre, come questo Di Ilde ce n’è una sola, imperniato su un fatale scambio di carte di identità fra un uomo e una donna, equivoco su cui si sarebbe anche potuto costruire qualche cosa di esilarante, ma che deve essere rimasto solo nelle intenzioni dell’autore, che ha dato vita a tre personaggi stereotipati (il cassa integrato che non ha voglia di far niente, la segretaria tesa verso un’improbabile carriera, il geometra tutto occupato a far soldi e che ogni tanto si concede un’evasione); sono solo tre e purtroppo, un po’ perché hanno una personalità anonima, un po’ perché Vitali li fa giostrare secondo un copione scritto non so quante volte, non sono nemmeno simpatici. Così la lettura si trascina stancamente e si desidera che la fine arrivi alla svelta, tanto che, arrivati all’ultima pagina e chiuso il libro, sono stato tentato di buttarlo nel cestino.
Ennesimo romanzo di Vitali che leggo: ci troviamo di fronte a un'opera narrativa breve, che si legge tutto d'un fiato. Nella prima parte del libro l'autore ci propone una carrellata di personaggi, molti dei quali si rivelano poi essere solo comparse. Ed è proprio qui che secondo me sta il difetto di quest'opera: al lettore sembra che l'autore voglia creare le basi per uno spassoso intreccio narrativo, invece le vicende e l'indole della maggior parte dei personaggi non vengono poi approfondite e si avverte una sorta di manchevolezza. Il romanzo ha un finale amaro, non c'è il riscatto che si sperava di trovare, dalla narrazione le donne anche apparentemente vittoriose ne escono sconfitte, così come sconfitti sono gli uomini. Storia che sarebbe potuta proseguire e che sembra invece interrotta, lasciata a metà. Sicuramente questo non è il romanzo più riuscito di Vitali, detto ciò, personalmente l'ho comunque apprezzato come una lettura piacevole, godibile, come al solito piena di immagini esilaranti e rappresentazioni paradossali.
Purtroppo devo convenire che sia uno dei meno riusciti e meno ispirati libri di Vitali da me letti. Rimane si la buona capacità di narrazione, ma manca di idea e di mordente. Insomma deludente a mio avviso
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