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Di Ilde ce n'è una sola - Andrea Vitali - copertina
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Di Ilde ce n'è una sola

Descrizione


In luglio a Bellano fa un caldo della malora. L'aria è densa di umidità e il cielo una cappa di afa. Eppure l'acqua che scorre rombando tra le rocce dell'Orrido è capace di tagliare in due il respiro, perché è fredda gelata, certo, ma anche perché nelle viscere della roccia il fiume cattura da sempre i segreti, le passioni, gli imbrogli, le bugie e le verità che poi vorrebbe correre a disperdere nel lago, sempre che qualcuno non ne trovi prima gli indizi. Come una carta d'identità finita nell'acqua chissà come e chissà perché. Brutta faccenda. Questione da sbrigare negli uffici del comune o c'è sotto qualcosa che compete invece ai carabinieri? A sbrogliare la matassa ci pensa Oscar, operaio generico, capace di fare tutto ma niente di preciso, che da sei mesi è in cassa integrazione e snocciola le giornate sul divano con addosso le scarpe da lavoro. In quel luglio del 1970, offuscato dal caldo e dalle ombre tetre della crisi economica, armato della sua curiosità ottusa Oscar fa luce sui movimenti un po' sospetti di Ilde, la giovane moglie dal caratterino per niente facile, che forse sta solo cercando il modo di tirare la fine del mese come può. Vitali torna ai fatidici anni Settanta, alle ristrettezze che seguono il boom economico, alle fatiche di far quadrare il bilancio di casa, all'irridente spavalderia di chi ce l'ha fatta e crede di aver domato il mondo e l'avvenire. E ci regala un'altra pagina del suo interminabile romanzo lacustre specchio di vite semplici e reali.
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Dettagli

2015
Tascabile
15 gennaio 2015
151 p., Rilegato
9788811688518

Valutazioni e recensioni

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RenzoMontagnoli
Recensioni: 2/5

Tanto vale dirlo subito, senza inutili preamboli: Andrea Vitali non è un artista, ma un artigiano della penna che confezione romanzi atti a far trascorre qualche ora senza necessità di spremersi le meningi, insomma la sua è una narrativa di evasione, basata sugli equivoci, un po’ come certe commedie francesi del XIX secolo a cui attingono spesso e volentieri gli autori di opere dialettali. Si sorrise, si ride anche, ma alla fine, stringi stringi, ci si accorge che sono buone solo per trascorrere un po’ di tempo in spensieratezza. Vitali ha compreso bene cosa desidera un pubblico che non vuole impegnarsi più di tanto e ha fatto la sua fortuna; tuttavia, se mediamente la qualità dei suoi romanzi è discreta, talvolta sembra svagato, poco interessato alla scrittura ed è allora che nasce un libro men che mediocre, come questo Di Ilde ce n’è una sola, imperniato su un fatale scambio di carte di identità fra un uomo e una donna, equivoco su cui si sarebbe anche potuto costruire qualche cosa di esilarante, ma che deve essere rimasto solo nelle intenzioni dell’autore, che ha dato vita a tre personaggi stereotipati (il cassa integrato che non ha voglia di far niente, la segretaria tesa verso un’improbabile carriera, il geometra tutto occupato a far soldi e che ogni tanto si concede un’evasione); sono solo tre e purtroppo, un po’ perché hanno una personalità anonima, un po’ perché Vitali li fa giostrare secondo un copione scritto non so quante volte, non sono nemmeno simpatici. Così la lettura si trascina stancamente e si desidera che la fine arrivi alla svelta, tanto che, arrivati all’ultima pagina e chiuso il libro, sono stato tentato di buttarlo nel cestino.

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Miriam C.
Recensioni: 3/5

Ennesimo romanzo di Vitali che leggo: ci troviamo di fronte a un'opera narrativa breve, che si legge tutto d'un fiato. Nella prima parte del libro l'autore ci propone una carrellata di personaggi, molti dei quali si rivelano poi essere solo comparse. Ed è proprio qui che secondo me sta il difetto di quest'opera: al lettore sembra che l'autore voglia creare le basi per uno spassoso intreccio narrativo, invece le vicende e l'indole della maggior parte dei personaggi non vengono poi approfondite e si avverte una sorta di manchevolezza. Il romanzo ha un finale amaro, non c'è il riscatto che si sperava di trovare, dalla narrazione le donne anche apparentemente vittoriose ne escono sconfitte, così come sconfitti sono gli uomini. Storia che sarebbe potuta proseguire e che sembra invece interrotta, lasciata a metà. Sicuramente questo non è il romanzo più riuscito di Vitali, detto ciò, personalmente l'ho comunque apprezzato come una lettura piacevole, godibile, come al solito piena di immagini esilaranti e rappresentazioni paradossali.

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nanni
Recensioni: 2/5

Purtroppo devo convenire che sia uno dei meno riusciti e meno ispirati libri di Vitali da me letti. Rimane si la buona capacità di narrazione, ma manca di idea e di mordente. Insomma deludente a mio avviso

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Conosci l'autore

Andrea Vitali

1956, Bellano (Lecco)

Dopo aver frequentato «il severissimo liceo Manzoni» di Lecco, Andrea Vitali si laurea in medicina all'Università Statale di Milano ed esercita la professione di medico di base nel suo paese natale. Scrittore molto prolifico, ha esordito nel 1990 con il romanzo breve Il procuratore, ispiratogli dai racconti di suo padre; nel 1996 ha vinto il Premio letterario Piero Chiara con L'ombra di Marinetti, ma il grande successo lo ha ottenuto nel 2003 con Una finestra vistalago (Premio Grinzane 2004). Nel 2006 ha vinto il Premio Bancarella con il romanzo La figlia del Podestà; nel 2009 il Premio Boccaccio e il Premio Hemingway. Tra i numerosi romanzi, ricordiamo: nel 2011 La leggenda del morto contento e Zia Antonia sapeva di menta. Nel 2012 Galeotto fu il collier e Regalo...

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