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Anno edizione: 1997
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Una lettura cristiana e una laica sulla solidarietà come parola inflazionata, strumentalizzata ma anche quale esigenza che interpella la nostra coscienza, il rapporto con l'altro, in una sintesi tra fede, cultura e politica. Martini richiama due parabole del Buon samaritano (Luca, 10) e del giudizio finale (Matteo, 25). Il primo col simbolo della strada come luogo di ritrovo ma anche di scontro, luogo prossimo dove si gioca la solidarietà, uscendo dai ruoli e dalle convenienze. Nel giudizio finale nel volto che si vede dell'altro sofferente. Occorre quindi impegnarsi onestamente e per il bene comune, orientati alla giustizia. Cacciari tira in ballo il nostro modello di sviluppo economico-sociale nei suoi presupposti, dove anche il trucco degli aiuti ai paesi poveri mostra una rapina, con l'esito di generare costi suppletivi e conflitti. Anche qui emerge il problema dell'altro, che poi è in noi. La fondazione trascendentale di ogni idea di solidarietà sta nella consapevolezza che "il mio socius essenziale, cioè me stesso, è un altro (..) io mi sono straniero" che è possibile trascendentalmente, ergo "non sono un individuo, ma totale". Serve quindi una conversione dei valori dominanti. Martini riprende nella seconda parte, con il principio della solidarietà come fondamento di agire e giustizia solidale, la giustizia come legalità nel fondamento teologico, per realizzare l'intera verità del nostro essere. Cacciari argomenta sull'invenzione dell'individuo, per ripensare alla comunità, homo democraticus, nella relazione tra hospes e hostis, in uno sguardo che custodisce l'altro nella sua distinzione. Ecco l'intelligenza del prossimo: Dio è straniero! "Chi ospita l'hostis che riconosce in se stesso, ospiterà anche colui che viene da fuori, riconoscerà in lui quella stesa imprevedibilità e incomprensibilità che ha conosciuto in sé stesso - e che costituisce fonte ed energia di ogni interrogazione": idea di "comunità avvenire"? pensare l'im-possibilità? Molto stimolante.
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