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Anno edizione: 2002
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A mio parere il libro può essere giudicato diviso in tre parti: una prima parte interessante, che spinge a volerne sapere di più; una seconda parte terribilmente astratta e disorientante che porta spesso a non capire il soggetto dei ragionamenti e il significato degli stessi; infine un'ultima parte toccante, intima, piena di passioni umane e divine che fa letteralmente divorare l'ultimo centinaio di pagine. Un voto singolo quindi a mio parere è difficile da dare; senza dubbio rimane impressa in mente l'ultima parte del diario, in cui un giovane curato si trova ad affrontare problemi più grandi di lui che riesce incredibilmente a gestire con semplicità. Una spiritualità diversa per ogni persona emerge da questo libro, che spinge ciascuno a riflessioni profonde.
Scrittore cristiano 'scomodo', Bernanos scrive qui le sue pagine migliori, per quanto ne so io almeno. Non c'è mai niente di accomodante in Bernanos, e questo a me piace. Devo anche confessare che, pur avendo letto e riletto il romanzo anni fa, non lo trovai di difficile lettura. Al contrario, ricordo una storia coinvolgente.
C'è un oltre consegnato alla fede e un segno ancora ostaggio della ragione. Il primo solleva e quasi assolve da comprensioni impossibili, da scavi e tuffi nel più profondo solco della vita, da nodi indistricabili, dal leggere nelle scure arterie della sofferenza, nei sottintesi e nelle parvenze del caso, nel desiderio ucciso e nel sogno calpestato da suole ingiuste. Il secondo incede con le risposte che trova e che può dare, non depone i propri assalti e le proprie febbri al conforto di una tiepida consolazione. Ma il dramma non va via nel primo caso, anzi (ed è qui la prova) mostra il proprio labbro malato e i propri denti marci più che nel secondo. Perché amare Cristo non è rilassante corazza che protegge, ma feroce vento negli occhi che tenta di spezzare la fede per ricevere in cambio ancora più amore, più anima, più gioia. E' quotidiana ansia e sete, sospiro e dilemma, grazia e tormento. Libro meraviglioso, storia di un cuore altissimo e del mistero che lo sfiora e lo sconvolge, del lento macerare del male nel corpo dell'uomo e della croce paziente ad accettare una sorte. Messaggio al mondo di una Francia cristianamente inquieta (possiamo affiancare all'autore i vari Claudel, Gide, Peguy, Mauriac, Mounier), vertice di grandezza ubriacante nel cosmo riflessivo del romanzo novecentesco. E non inferiore il film di Bresson, specchio perfetto di questo capolavoro assoluto.
Recensioni
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