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"I miei sogni sono ciò che vogliono, e sono più liberi di me". Si scatena così, senza alcun ordine, la monumentale storia di un'anima. E se anche il caso avesse fra i suoi pseudonimi il nome di destino, resterebbe comunque un estraneo al cappio della vita, vero boia onnipotente: "Il diavolo sa che da nessuna parte può nascondersi meglio come dietro le spiegazioni razionali che lo relegano al rango delle ipotesi gratuite". Affronto stupendo, senza finzioni o vanesie scintille. Ci si perde e ci si deve perdere in questi spazi di confessione, come un imperativo e un facoltativo insieme nel lido delle tempie. Lode e condanna, fasto e stupidità, perchè solo attraversando le nebbie delle cose a caccia di bagliori si capisce il tonfo della sensatezza umana, il punto in cui con poetica rassegnazione si può arrivare a dire: "Il canto dell'allodola era la mia fantasia, e la rugiada la mia lozione d'aurora". Mirabile Gide, Maestro del mai e del momento, in una pioggia di sentimenti che ogni giornata rende sorprendenti tralci di cuore, luoghi di memoria e frastuono, di epoche perse, fragori e perdoni, fino a consegnarsi ai periodi scrivendo: "La malinconia è soltanto una brace raffreddata". Si può anche indugiare mezz'ora su tre righi dunque, è tutto respiro dilatato, si può abbracciare nell'occhio una miriade di suoni, di istinti, di dolori, e farne ugualmente carne d'anima. Fra i Diari più sinceri di ogni tempo, indubbiamente, castone inamovibile nel lussuoso ponte di comando delle pagine dell'Io, altana sovrana. Accade di tutto, dal particolare più irrilevante al mistero più fitto, e così dev'essere, poichè nella sonda del vivere ogni elemento si deve stringere al tutto come in una sregolata febbre avida di vita, di insana curiosità, di poesia. I pericoli sono quelli della bellezza, dunque nessuno. Basta tuffarsi, al resto ci pensa questo genio delle lettere, dell'esperienza, della totalità. La seconda ala di un dittico assoluto.
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