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Sono stato molto combattuto nell'attribuire un voto più o meno alto a questo libro. Infatti, da un lato si presenta come un volume agile, che porta a conoscenza del pubblico italiano un genocidio "minore" avvenuto fuori dall'Europa, ai danni di un popolo fiero che chiedeva solo di vivere la propria vita. Da questo punto di vista sono molto chiari i primi due capitoli, che in poche pagine (una quarantina) delineano la storia delle prime spedizioni esplorative nel Nord America e i primi tentativi di colonizzazione. La mancanza principale di questa prima sezione consta nella mancanza di una cartina geografica moderna. Dall'altra parte, si percepisce chiaramente un salto logico notevole col terzo capitolo, col passaggio dalla difficile colonizzazione alla deportazione. Tralasciando la ripetizione dello stesso concetto, più e più volte, negli ultimi due capitoli, sembra quasi di leggere un articolo (il cap. 3) a cui sono state aggiunte altre parti non rilette e quindi non ben armonizzate. Altra particolarità del libro è la focalizzazione sul momento della dispersione su tutte le rive dell'Atlantico, seguendone le vicissitudini (prevalentemente sfortunate). Intendo dire: anche se il titolo del libro è questo, mi sarebbe piaciuto saperne di più sull'organizzazione sociale dell'Acadia, sull'importanza della fede cattolica (prima e dopo la deportazione), sul rapporto simbiotico coi Micmac indiani. Anche la questione che definirei del "genocidio per naufragi" è, in fondo, solo accennata. Infine, pur capendo la mentalità universitaria, spiace che i passi citati in nota siano in francese o inglese, escludendo da certe valutazioni chi quelle lingue non le conosce. Tuttavia, alla fine, nel deserto delle pubblicazioni nostrane, plaudo all'iniziativa dell'autore (di cui leggerò presto l'altro libro sulla Nuova Francia) e mi decido per un 4/5.
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