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Anno edizione: 2018
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Letto per esame universitario
Capitò che a sedici anni lessi "Stato e anarchia" di Bakunin. Pensavo di averlo letto bene, con profondità di intenti, ma non era vero. Gli unici ricordi che mi sono rimasti sono due baffoni neri, una folta, fulgida barba bianca in copertina e la vaga sensazione che quello che stava dietro al termine 'Anarchia' in qualche modo appartenesse alla mia indole. Il faccione ipertricotico lo ritrovo anche su questa recente edizione de 'Il diavolo al Pontelungo', e se il caso mi ci ha riportato, è bene dargli retta. In effetti andava rispolverato, se non altro per la curiosità di capire in quale misura, dopo quarantun'anni, quella parola, di pancia, mi appartenga ancora. «Anarchia è la libertà di vivere e di morire solo per sé, senza più storia, che è orribile e affascinante come la natura, come l’eterna e universa trasformazione senza principio e senza fine. Ma la natura è inevitabile, e anche morti ci impasta. Scevola crede alla libertà nella morte, io nella vita.» Tanta analisi storica e politica al Pontelungo, che a starci dietro e dentro ho fatto un po' di fatica. Come a sedici anni, questi due terreni sono per me ancora accidentati; terreni su cui fioccano, come a dicembre (ma anche a metà aprile...🥴), nomi e situazioni la cui eco riverbera dalle scuole medie, ma che mai avevano oltrepassato la coclea per fissarsi nella cortex. Un'operazione di "fissaggio", dunque, di eventi, ideologie, moti, fermenti, contraddizioni e protagonisti dell'epoca (ed epica) rivoluzionaria italiana ed europea ottocentesca di cui, tutto quello che in effetti rimarrà - assieme alla prosa ricca, squisitamente antichizzata e ironica - mi auguro stimolerà la curiosità di affrontare il monumentale 'Il mulino del Po'. «A guardar la natura delle rivoluzioni, vi si scorgono delle qualità alimentari e sessuali: fame e crudeltà sadica; e vi si trovano anche delle circostanze climatiche, oltre le gravi cause politiche. Le rivoluzioni si direbbe che preferiscano la primavera e l’estate.»
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