L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2014
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il rumore di fondo di Schelling come creatività, nell'assioma del pensiero identificato con l'essere. Ma il pensiero è illimitato,articolando passato e futuro. Ma è "infinità incompleta" nelle domande senza risposte.Il pensiero è incontrollato pur se nostro, "sepolto nella privatezza più intima del nostro essere". La verità è monocroma e il linguaggio ambiguo e pieno "di simultaneità polifoniche".I processi del pensiero sono dappertutto, va afferrata la verità vitale di un solo pensiero (Heidegger).Gli atti del pensiero hanno conseguenze? Abitiamo il mondo col pensiero in due sistemi opposti: percependo attraverso una finestra e allo specchio. I vetri di entrambi non sono mai immacolati."il pensiero è massimamente leggibile, al minimo della sua copertura, nelle esplosioni di energia scatenata e condensata" così forse si avvicina "alla verità di ogni altra rivelazione di sé"? Il pensiero innovativo sembra originarsi da collisioni: costretti ad afferrare a mani nude il fulmine (Holderlin). Il discorso filosofico o poetico (Meister EcKhart e Hedigger) prevede la possibilità di una simbiosi non alternative. Ma non andiamo da nessuna parte come profetizzava Wittgenstein. Questa la tristezza connessa a ogni vita finita, la insopprimibile malinconia di ogni vita (F.W.J.Schelling).
L'uomo, ancor prima della modernità, si è posto pressanti domande sull'esistenza, la moralità, il divino...Su queste domande egli ha generato, nei secoli, sistemi " teologici e metafisici affascinanti, per la loro sottigliezza, e suggestivi per la loro forza propositiva". Eppure "rispetto a Parmenide o a Platone, noi non ci siamo avvicinati di un centimetro a una qualsiasi soluzione verificabile dell'enigma della natura". L'uomo continua a domandarsi se l'universo ha uno scopo, oppure no, se la morte è definitiva o meno, se esiste o no Dio... Il nostro pensiero non riesce a sciogliere questi nodi. L'autore vede in questo una delle dieci ragioni per cui il nostro pensiero poggia su un fondo di tristezza o melanconia.
Esigere l'essenza, volerla a tutti i costi afferrare, comprendere, è già il primo gradino d'inciampo. Pensare è slittare, cadere, una presa mai intera e mai chiara, il nodo appena allentato, ma impossibile da sciogliere. Da qui le tristezze, gli echi di quell'umano insaziato che abbassa la testa, tocca l'irrisolto, lo smacco, la ferita, pur ripartendo poi verso altre rincorse. Se un senso allora da qualche parte può rintracciarsi non è che un continuo ammasso di nebulose sfuggenti, come una felicità senza fattezze che si lascia accarezzare, silente nei suoi brevi accenni; si può solo sentire, sfiorare, accostare, ma mai rubarne il mistero. Steiner su questo indaga in dieci capitoli più che deliziosi, profondi al punto da sembrare comandamenti, e insieme amorevolmente rassegnati su quella china di grandezza oscura. Prende per mano la filosofia, la letteratura, la poesia, spende ogni atomo del suo percorso di dentro con alleati di smisurata potenza, genio e lascito. Ma l'esito non cambia. C'è e rimarrà sempre una bava segreta nel fondo del nostro animo, un gioco di malinconica prigionia dove il paradosso è quello di pensare, sentire, senza carpirne - appunto - la sorgente prima. Caducità e bellezza, incontro e occasione, dove nessuno è in grado tuttavia di stringere mezzo stelo sicuro. Anzi...le spine penetrano nel palmo, trafiggono. Profondo e umile come il breviario di un Maestro fra i più grandi e indiscussi del secolo, suggerimento e ascolto, indirizzo e tormento, si abitano queste pagine solo per consegnarsi a quell'adorazione per la poesia, il pensare, il vivere dimensioni intellettuali oltre le rozze velleità di uno sguardo o di una logica che ne vengano a capo. Viene in mente l'amatissimo (da Steiner) Paul Celan, amico e lirico straordinario: "Chi dice la verità dice le ombre". Proprio così. Dobbiamo quindi abitare l'incerto,l'oscuro, tristi inquilini di una felicità che così si manifesta. Inquieta, imprendibile, discinta e frettolosa.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore