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scheda di Falzoni, A., L'Indice 1998, n.10
La progressiva liberalizzazione dei movimenti di beni, capitali e lavoro, realizzando una crescente integrazione tra i diversi paesi, ha indotto a formulare l'ipotesi di una rapida convergenza dei sistemi nazionali verso un unico modello economico-politico. I contributi raccolti nel volume curato da Suzanne Berger e Ronald Dore mettono in discussione questa ipotesi e la desiderabilità degli effetti della convergenza dal punto di vista del benessere sociale. In primo luogo, i saggi di Boyer e di Wade, analizzando l'evidenza empirica generalmente fornita a supporto dell'ipotesi di convergenza, mettono in luce come essa non fornisca affatto risultati definitivi. Convergenza o divergenza risultano ipotesi altrettanto plausibili a seconda del riferimento temporale e geografico scelto. Comunque, un'attenta lettura dei dati mostra un'economia mondiale in cui le relazioni economiche sono ancora prevalentemente internazionali piuttosto che globali. In secondo luogo, se anche si ammettesse la tendenza verso la convergenza delle economie, rimarrebbe da dimostrare l'esistenza di un processo simile per quanto riguarda le forme istituzionali. Su questo punto gli autori che hanno contribuito al volume non sono concordi. Alcuni, come Dore, Streeten, Kester e Ostry, pur con diverse sfaccettature, sostengono la tesi dell'inevitabile declino dei modelli nazionali, non senza preoccupazione per il possibile ridimensionamento dei diritti di benessere e di cittadinanza che trovano protezione nelle legislazioni nazionali (in particolare Dore e Streeten). Altri, come Boyer e Wade, si oppongono alla prospettiva della convergenza e prevedono la resistenza a lungo termine e l'espansione di differenti sistemi nazionali e di diversi modelli di capitalismo. Questi ultimi, pur modificandosi nel tempo e incorporando elementi di modelli alternativi, possono continuare a esistere nella loro diversità e a essere competitivi rispetto ad altre forme di produzione.
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