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Il dilemma della sfinge. Le difficili scelte dell'uomo predatore assillato dalla compassione per le sue prede
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L'intento del libro è di esplorare la natura complessa che è alla base delle relazioni tra uomo e altri animali. La Sfinge siamo noi: animali contraddistinti da una natura contraddittoria di predatori attanagliati dalla compassione per le nostre prede. Sappiamo che gli animali dotati di un sistema nervoso ben sviluppato comprendono il dolore, la paura, il piacere, la gioia e la tristezza, e non possiamo prescindere da tale consapevolezza quando interagiamo con loro. I suggerimenti degli autori derivano dal buon senso senza dimenticare, tuttavia, il ruolo naturale di predatori e competitori, plasmato dall'evoluzione, che gli esseri umani ricoprono sul pianeta dalla notte dei tempi.
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Editore:
Collana:
Anno edizione:
2005
In commercio dal:
1 maggio 2005
Pagine:
205 p., Brossura
EAN:
9788874131204
4,33/5
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Massimo Demma
22 novembre 2005
Questo libro ha chiarito alcune idee che periodicamente mi si presentavano in forma nebulosa e sfuggente, lasciandomi sempre in uno stato di meditabonda insoddisfazione: ora, il fatto di riconoscere finalmente, in una chiara espressione scritta (rintracciabile, rileggibile) l'esito inutilmente inseguito in precedenti personali riflessioni è un vero piacere, è illuminante e cambia il modo di vedere le cose. Assai circostanziata (preziosa rarità) e ponderosa informazione unita a pacata ma inesorabile demolizione di luoghi comuni costituiscono la struttura su cui gli Autori basano, dopo un approfondito percorso, le conclusioni offerte al lettore. E' vero, come leggo nelle precedenti recensioni, che gli aspetti trattati sono diversi e numerosi, tuttavia avverto la presenza di una radiazione di fondo costante in tutto questo sforzo di “intellegere”: è il fatto che già tale attento sguardo ci appare naturalmente e perfettamente fratello di quell'atteggiamento empatico, così spesso citato, verso i nostri compagni di pianeta. Al contrario, tale atteggiamento viene spesso bollato come visceralmente sentimentale, non di rado da coloro che credono così di riconoscersi in una posizione disincantata, realistica e pretesamente razionale: ora posso da costoro distinguermi con maggiore cognizione. So, per esperienza personale, che vedrò sfumare la maggior parte dei pur interessanti passaggi letti in questo saggio e che dovrò rinfrescare la memoria per raggiungerli nuovamente, ma una sostanza essenziale mi rimane, lo ripeto: l'idea che il desiderio di capire come stanno le cose -da una parte- e l'atteggiamento verso gli animali suggerito da Notarbartolo/Schweitzer -dall'altra- sono due espressioni naturali e soprattutto concordi, ma solo se coltivate, della stessa particolare forma di energia: la nostra coscienza umana, che fa parte dell'Evoluzione e alla quale gli Autori fanno giustificato appello di veglia.
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Marco Crespi
29 agosto 2005
Quando oggi si affronta un problema etico, quasi sempre lo si fa collegandolo alla religione o alla politica. Il risultato di questa cattiva abitudine è di sommergere, e praticamente annullare, ogni autentica riflessione etica. In religione e in politica l’etica è, per così dire, una cosa data e non un oggetto di riflessione. Il punto di vista morale è semplicemente figlio dello schieramento politico e della appartenenza religiosa. Trovo per altro interessante constatare che alla nostra politica e alla nostra religione non freghi niente degli animali. Questa assenza di interesse consente però al libro di proporre una riflessione morale genuina, libera da pregiudizi e posizioni politiche o religiose, e trovo bello che questa riflessione parta dal rapporto che abbiamo con gli animali. È sicuramente un grande merito di questo libro. Il libro è anche una fonte di notizie interessanti e poco conosciute. Mi riferisco soprattutto alla seconda metà (il capitolo 6) che si legge con molto piacere. Da un punto di vista formale questa seconda metà è più scorrevole della prima. Scrivere in due non facilita il compito, è una cosa che il lettore sente. Probabilmente, se gli autori dovessero, come mi auguro, tradurre il libro in inglese, in questa prima parte potrebbero fare un po’ di editing. Insomma, il libro mi è piaciuto. L’ho trovato interessante e stimolante. Congratulazioni.
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Stefania Gaspari
02 luglio 2005
L’idea portante del libro è molto interessante, credo che sia stata in generale parecchio trascurata. È esposta bene l’arroganza che ci è propria, nel pontificare riguardo alle tematiche del mondo animale e alla preservazione del pianeta. Credo anch’io che senza la piena consapevolezza di quale sia il nostro posto nella biosfera sia difficile portare avanti un discorso di conservazione e di rispetto ambientale. Ci sono molte occasioni per riflettere sulla nostra natura di animali, consapevolezza necessaria per un certo approccio al vita. Gli argomenti che tratti sono davvero molti e tutti interessanti, credo che l’approfondimento di tutti andasse oltre l’intenzione del libro, secondo me però, ci sono dei concetti che forse avrebbero meritato più attenzione. A p. 23 si fa notare quanto poco sconquasso abbia provocato la teoria di Darwin in ambito sociale, riposizionando l’uomo al suo posto evolutivo. Credo che un lettore con poca familiarità con l’argomento forse non riesca a cogliere l’importanza di quanto sottolineato. Altra cosa che a me è risultata fondamentale nell’elenco delle differenze tra H. sapens e il resto degli animali, è la descrizione della base del nostro salto evolutivo basato sulla tradizione orale e poi scritta, e quindi il bagaglio culturale che si accumula e costruisce una sorta di scala sulla quale saliamo. Ho trovato molto interessante anche l’ultimo capitolo, con consigli concreti e informazioni utili. Ottima l’idea di creare una commissione per riconoscimento della posizione dell’H sapiens nella biosfera. L’organizzazione del libro mi è piaciuta, si segue bene il filo logico ed ho molto apprezzato la parte finale dei siti Internet. Un’ultima cosa riguarda il capitolo sulla caccia alle balene, che personalmente ho trovato molto interessante, un buon sunto della situazione. Però mi chiedevo se lettori meno addentro alla problematica dei cetacei non lo trovassero un po’ troppo dettagliato. Una nota molto soggettiva: mi è piaciuto l’uso di molti aggettivi nelle descrizioni, è molto personale.
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