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Titolo: Dino De Laurentiis, la vita e i filmAutore: Tullio Kezich, Alessandra LevantesiEditore: FeltrinelliData: 2001Varia, bross. edit. ill., sottolineature a matita rossa, segni di piega al dorso, firma d'appartenenza - prima edizione - illustrazioni in b.n. fuori testo, BUONE CONDIZIONI
25 marzo 2001, notte degli Oscar. Il Premio Thalberg alla carriera - uno dei più prestigiosi riconoscimenti del cinema, istituito nel 1937 per ricordare il grande produttore della Metro Goldwyn Mayer e attribuito "per il più alto livello di riuscita produttiva da parte di un singolo" - se lo aggiudica l'ottantunenne Dino De Laurentiis. Si tratta, nel caso specifico di questo Oscar, di un premio ambitissimo, e il rigore delle scelte adottate è comprovato dal fatto che in sessantatré anni di storia è stato assegnato solo trentacinque volte. Nel porgere la statuetta, Anthony Hopkins ha dichiarato di voler onorare la leggendaria carriera, durata oltre sessant'anni, del più importante fra i produttori indipendenti. De Laurentiis, in effetti, è il primo italiano e uno dei pochissimi cineasti non americani a ricevere il Thalberg, conferito precedentemente a nomi illustri come David O. Selznick, Walt Disney, Cecil B. De Mille, Jack L. Warner, Billy Wilder e George Lucas.
L'importante e imponente biografia firmata da Tullio Kezich e Alessandra Levantesi si basa su numerosi colloqui con il produttore, a partire dal 1999. Ne scaturisce un racconto estremamente documentato, a suo modo spontaneo e "intimo", che ricostruisce minuziosamente la carriera e la vita di Agostino De Laurentiis, poi conosciuto come Dino, nato subito dopo la prima guerra mondiale, figlio di un pastaio, studente svogliato, prima commesso viaggiatore poi, diciassettenne, allievo attore senza gran talento al Centro sperimentale. Entrare negli studi cinematografici è stata, in realtà, la grande opportunità e fortuna di De Laurentiis, il quale ha ben presto compreso che le vere decisioni, in quel mondo, si prendono dietro le quinte del set. Ecco allora che dopo aver fatto la gavetta come comparsa, trovarobe e aiuto alla regia, produce il suo primo film a vent'anni, potendo contare su una sconvolgente capacità organizzativa, nonché su un iperattivismo e un intuito per gli affari rari a trovarsi. Dopo il secondo conflitto mondiale si afferma con le produzioni di Il bandito di Lattuada e Riso amaro di De Santis, interpretato da Silvana Mangano, che diventerà più tardi sua moglie. Il "romanzo della vita" di De Laurentiis - esattamente come gli autori definiscono il loro lavoro - non è che agli inizi. Negli anni cinquanta, realizza con Carlo Ponti alcune delle più importanti opere del cinema italiano del periodo: Europa 51 e Dov'è la libertà di Rossellini, L'oro di Napoli di De Sica, La strada e Le notti di Cabiria di Fellini. Agli inizi degli anni sessanta, dopo lo scioglimento della società con Ponti e con alle spalle due significativi finanziamenti (La grande guerra di Monicelli e La dolce vita di Fellini), allestisce un mastodontico complesso di studi cinematografici, Dinocittà, in cui alterna la realizzazione di kolossal a opere di impegno culturale. Nel 1971, dopo il fallimento di alcune superproduzioni e la chiusura di Dinocittà, si trasferisce negli Stati Uniti dove ottiene vari rilevanti successi (ad esempio Serpico e I tre giorni del condor). La lettura del volume consente, attraverso il racconto della leggendaria carriera di De Laurentiis, con cinquecento film alle spalle, di entrare nel "dietro le quinte" di tanto cinema del secolo appena concluso, tra Europa e America, tra film d'autore e superproduzioni commerciali.
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