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Quando si affrontano in ottica comparata delicate questioni di ordine amministrativo, l'indagine, anche se circoscritta alla sola scala europea, è tutt'altro che agevole. In nessuno degli altri paesi europei esiste una "dirigenza" paragonabile alla nostra, la quale ha assunto, da poco più di trent'anni, una nuova incerta fisionomia. Ma molti restano i problemi aperti. In Francia l'amministrazione si presenta come "servente, neutrale esecutrice della volontà del governo". Pure l'articolo 97 della Costituzione spagnola ("Il governo dirige l'amministrazione civile
") non lascia adito a dubbi. In Italia, a livello formale, l'amministrazione è valorizzata in termini di neutralità e indipendenza dal potere dei governi, ma, sia per gli affrettati mutamenti introdotti che per la crescente difficoltà di assicurare un corretto equilibrio tra amministrazione e politica, si è prodotta una situazione caratterizzata da squilibri e contrasti. Tutte e tre le dimensioni dell'imparzialità (imparzialità del risultato, imparzialità organizzativa e imparzialità soggettiva del funzionario) sono minacciate da rischi sempre più avvertibili. Lo spoil system all'italiana, poi, ha inserito dinamiche che, di fatto, autorizzano una soggezione ulteriore al potere politico: "Si è avuta nota Merloni una generalizzata sostituzione, con nuove nomine, solo nella vasta area delle strutture vigilate dal governo mentre per le resistenze indotte dalla disciplina generale degli uffici dirigenziali dei ministeri, in questi ultimi il fenomeno ha avuto una dimensione quantitativamente minore, ma non per questo meno significativa". Quanto ai conflitti di interesse al plurale! sembrano diventati la norma e hanno finito per indebolire rovinosamente ogni criterio di ineleggibilità e di incompatibilità.
Roberto Barzanti
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