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Ho finito di leggere questo libro in un paio di giorni, e mi capita di ripensarne alcuni passaggi con una curiosa sensazione inquieta. Quando un libro ti interpella con questa forza emotiva, vale la pena di cercare di capire meglio. Dunque: c'è Zeno Schabe, giovane montanaro di una terra di confine, che tenta l'avventura di emigrare nelle "Meriche" (entità caleidoscopiche dove la sorte scaraventa aleatoriamente gli emigranti). C'è un "piccolo mondo antico", severo e povero, ma ricco di affetti e luoghi da cui strapparsi con inconsolabile nostalgia. C'è una "grande" guerra che incombe, e che devasterà quel piccolo mondo antico senza rimedio. C'è l'avventura, l'epico viaggio per mare, la nuova terra, le fatiche di un mondo sconosciuto, gli incontri nei momenti più duri, quelli che cambiano la vita. C'è un amore, sommesso, schivo, ma potente e duraturo: la figlia dei vicini Poldar, che lo raggiungerà oltre il mare. E c'è, sempre presente in scena come il coro di una tragedia greca, "Chi oggi scrive", l'io narrante che scorge i fili sottili che legano vite e luoghi in uno splendido e terribile arazzo, uno sguardo che svela la traccia di un significato. "Diritto di memoria" è una piccola Odissea variopinta e tumultuosa, tessuta da una spoletta ronzante che corre in tutte le direzioni, avanti e indietro nel tempo, e ancora più indietro, fino alla radice della stirpe, fino al quel continuo vagare nel mondo e poi tornare nel luogo dello spirito chiamato casa, che forse ne costituisce il destino: essere dovunque forestieri con una scheggia di montagna nel cuore. E' un libro bellissimo e toccante, che ricorda Conrad e London, e che consiglio vivamente, da leggere e da donare ai nostri cari.
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